Ricordo di un
francescano
Ho sempre considerato don
Mario un mio amico per essermi stato vicino in alcuni momenti della mia vita.
Egli iniziò la sua vita
sacerdotale nel periodo difficile della guerra e prese subito ad interessarsi proprio di
noi ragazzi che eravamo i più bisognosi di aiuto spirituale e sociale per il periodo
attraversato.
Ci radunava insieme e qualche volta facevamo una scampagnata a Poggio Scopiglieto od al
Fosso di
Agliano.
Si trattava di cose semplici ed apparentemente insignificanti.
Erano invece necessarie per una crescita umana e cristiana.
Questa attenzione non la trascurò quando partii per il collegio S. Bernardino di Orte.
Infatti più volte vi arrivò a piedi con i ragazzi della parrocchia; facevano una partita
con noi e tornavano
al paese stanchi, ma contenti.
Per i giovani egli ebbe
sempre un'attenzione speciale, non trascurando mai nessuno e mantenendo buoni
rapporti con tutti.
Ebbe cura di costruire un asilo infantile parrocchiale moderno, affidandolo alle Suore del
Preziosissimo Sangue che nel paese avevano avuto un campo di lavoro fin dalla loro fondatrice la B. Maria
de Mattias ed
una scuola media, quando per studiare era necessario andare altrove.
Approntò un cinema parrocchiale e dei campi di bocce per tutti.
Non vi fu iniziativa buona a cui non diede il suo aiuto come la scuola di taglio.
Organizzò spesso i collaboratori delle feste patronali.
Conoscendo bene i pregi e i
difetti dei suoi compaesani, li spronava con il suo incoraggiamento o con qualche riprensione senza offendere.
Quando tornai per la celebrazione della prima messa al paese fu molto generoso con me che
ero il primo
sacerdote ordinato dopo di lui.
Per questo mise a disposizione i migliori paramenti che aveva, una buona schola cantorum,
la sala per il
banchetto, preparò i bambini alla recita di poesie con relativi doni.
Aveva amicizia con i
Passionisti di S. Eutizio di Soriano e con i Francescani di S. Bernardino di Orte, che lo
aiutavano nei suoi impegni parrocchiali. P. Sisto Di Vico era di casa per qualsiasi
evenienza.
Il giorno che egli ebbe l'incidente che poi lo portò alla morte ci eravamo incontrati in
sacrestia, mentre egli
aveva già celebrato la messa ed io mi stavo preparando.
Don Mario in quel momento assente ne soffrì molto.
Proprio per questo motivo, quando nell'agosto 1987 fui nominato guardiano di S. Bernardino
di Orte, non mi
tirai indietro per il servizio domenicale e le confessioni per i primi venerdì del mese.
Uno degli ultimi impegni
pastorali in cui egli si prodigò con dedizione fu la peregrinatio della Madonna di Castel S. Elia protettrice della diocesi.
Coinvolse tutta la popolazione a parare a festa le vie ed a partecipare ad una missione.
Io accolsi nel convento il P. Gaiardoni della Provincia di Assisi e con Luca Gottardi, ora
don Luca, ed una
ragazza ci recammo a Vitorchiano ad invitare il P. Giovanni Rossi a presenziare i gruppi
di ascolto.
Il 19 marzo 1988, come
avveniva sempre, io mi recai a Vasanello per la celebrazione della messa festiva.
Mi dissero subito che don Mario stava poco bene, ma era necessario dire subito la messa.
Terminato il mio impegno, mentre mi recavo alla sua casa per salutarlo e rendermi conto,
qualcuno mi disse che egli era stato ricoverato d'urgenza.
Non mi restava altro che sostituirlo negli altri servizi liturgici.
Andai poi a visitarlo all'ospedale di Terni.
Lo avevano già operato.
Qualche giorno dopo ci andammo a trovarlo col vescovo Mons. Marcello Rosina e don Mauro
Pace.
Potemmo parlare col chirurgo che ci spiegò la sua condizione.
Il fratello Enzo delle
Scuole Cristiane lo fece trasferire a Roma alla Columbus, perchè potesse essere curato debitamente.
Io mi ci recai a trovarlo per una visita fraterna e per ricevere istruzioni sulle prime
comunioni ormai imminenti.
Don Mauro Pace e le Suore mi aiutarono nella preparazione dei bambini.
Don Mario ritornò al paese per le feste patronali e si dette da fare come sempre.
Speravo che quello che appariva fosse per lui realtà.
Dopo qualche giorno invece egli dovette di nuovo ricoverarsi alla Columbus.
Alla sera del 21 giugno don Mauro mi disse che le sue condizioni si erano aggravate.
Il mattino seguente partii
molto presto, ma con grande dispiacere alla portineria della clinica mi informarono che durante la notte egli era morto.
Tornai al paese con grande amarezza.
Don Mauro giustamente ottenne il permesso di celebrare le esequie sul piazzale antistante
la chiesa, come
avveniva per le funzioni pubbliche delle grandi occasioni.
Vi parteciparono il Vescovo diocesano, molti sacerdoti e numerosissimo popolo.
Non sembrava la cerimonia per un morto, ma per un santo.
Dopo la cerimonia il vescovo mi pregò di continuare ad assistere alla popolazione ed io
ci provai per qualche tempo, finché non lo pregai di nominare un nuovo parroco.
Queste poche righe vogliono essere un ringraziamento particolare al Signore per avermelo
fatto incontrare.
P. Sergio Mecocci
O.F.M.
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