Un sacerdote modello
tra chiesa e società
L'incontrai l'ultima volta a
Orte nel corridoio dell'Ospedale.
Io entravo per la visita quotidiana ai malati, lui usciva: ci fermammo insieme un momento
per le solite
convenienze.
Mi accorsi, però, che non era il don Mario di sempre: sembrava piuttosto teso, quasi
chiuso in se stesso.
Sul momento non ci feci caso.
Lo capii qualche giorno dopo, quando giunse la cattiva notizia.
Per me fu come si spezzasse qualcosa.
Nell'allora piccola nostra
diocesi, insieme con don Giorgio e con il vescovo don Roberto Massimiliani, avevamo vissuto momenti di grande serenità: ognuno impegnato nei propri compiti, ma tutti
insieme, quando
il vescovo veniva ogni giovedì a Orte, ci ritrovavamo per rigenerarci sul piano
spirituale e umano e per
esporre ognuno i propri problemi.
Il Vescovo e don Giorgio ci lasciarono quasi insieme, l'uno il 21 giugno 1975, l'altro,
quattro mesi dopo, il
24 ottobre.
Da allora, si può dire, ci sentimmo davvero soli.
Subito dopo la sua consacrazione sacerdotale don Mario si era inserito appieno nel suo
paese. A Vasanello
c'erano allora due sacerdoti degni ed attivi, don Romeo Scarelli e mons. Salvatore
Mariani, ma legati forse
ad una formazione personale non più rispondente ai problemi dell'epoca.
Don Mario era stato educato al seminario regionale dove erano maturati problemi nuovi.
Il tempo in cui il sacerdote doveva dedicarsi prevalentemente al patrimonio parrocchiale
era ormai sorpassato.
Il sacerdote doveva stare in
mezzo alla gente, a risolvere i problemi familiari e a preparare gli strumenti necessari per educare le nuove generazioni.
I due sacerdoti anzidetti ritirarono a riposo, don Romeo nel 1946, mons. Mariani che aveva
guidato importanti restauri nella chiesa di Santa Maria, nove anni dopo.
Da questo momento, il peso delle due parrocchie cadde totalmente su don Mario.
La situazione economica era enormemente peggiorata.
- Anno 1964 - Congresso
Eucaristico - Don Delfo al Centro in Seconda Fila -
Era aumentata la pressione
fiscale, era diminuita nella gran parte dei coloni la correttezza nella consegna
dei prodotti.
Il nuovo catasto diede l'ultima scossa.
La gestione economica parrocchiale nell'anno 1954 era diventata desolante.
Fu allora che don Mario mise in luce tutte le sue capacità.
Nel corso degli anni cinquanta si sbarazzò personalmente dei tanti pezzetti di terra, un
peso insopportabile
che impediva di rinnovare la vita parrocchiale in rapporto alle nuove esigenze.
La gioventù si sparpagliava
da tutte le parti, senza un punto di riferimento: i genitori si lamentavano dei
figli che cominciavano a tornare a casa a notte avanzata; le chiese abbandonate.
Non esitò, perciò, un istante: cominciò a vendere tutti i pezzetti di terra che non
davano frutti sufficienti;
decise di ricostruire le chiese pericolanti e, al tempo stesso, preparare la fondazione di
un edificio che accogliesse i fanciulli in un asilo in cui venissero educati a una nuova forma di vita;
nell'orto parrocchiale di
San Salvatore costruì per i giovani un centro ricreativo e una sala cinematografica
intitolata a "Don Bosco".
Nella costruzione di questi centri coinvolse i giovani con giornate di lavoro gratis e
contributi economici.
Scriveva il Vescovo
Massimiliani in una lettera del 24 febbraio 1959: "Il parroco Porri merita ogni aiuto
stima per il bene che fa nel paese, ove ha realizzato molte opere durature di bene".
Il momento culminante del suo apostolato, lo visse nei giorni in cui il Vescovo volle che
a Vasanello si svolgesse il congresso eucaristico diocesano.
Furono giornate intense, vissute con amore e con entusiasmo, che lasciarono un segno
incancellabile nel
paese: una settimana in cui tutta la popolazione rinnovò se stessa e acquisì come un
volto nuovo.
Il vescovo stesso non riusciva a mantenere le lacrime.
Fu una giornata che ancora oggi la gente ricorda con ammirazione e diede a Vasanello una
esperienza che
ancora oggi non si dimentica.
Don Mario visse quelle
giornate con commossa trepidazione: preparò quei momenti del congresso con calma, con discrezione, soffocando ogni entusiasmo esteriore.
Furono giornate che egli portò sempre con sé.
Da allora, il paese assunse un volto nuovo, e lo mantiene ancora.
Un'ultima circostanza.
Il 12 giugno 1988, don Mario era ricoverato a Roma.
La signora Caterina Chiodi aveva donato alla comunità un terreno per la costruzione di
una casa famiglia
in Località Palombara.
A scoprire la lapide che affidava ai posteri questa nuova iniziativa, ebbi io l'onore di
celebrare la Santa
Messa e non mancammo di ricordare al Signore don Mario che non poteva essere presente.
E rimase presente nel nostro cuore fino al suo ritorno a Dio, e continua ad essere
presente ogni giorno
nella nostra comunità.
Don Delfo
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