Omelia di S. E. il
Vescovo Marcello Rosina ai funerali
Sacerdoti carissimi,
fratelli e sorelle, sorretti dalle parole di S. Paolo, proclamate poco fa.
Noi non ci perdiamo d'animo... infatti sappiamo che, quando si smonterà la tenda di
questa abitazione terrena, riceveremo una dimora in Dio, una abitazione eterna nei cieli, non costruita da mani
d'uomo, siamo
qui a dare l'estremo saluto ed elevare la nostra preghiera di suffragio per l'anima
dell'amato sacerdote Don
Mario Porri.
La fermezza della nostra fede non ci impedisce, tuttavia, di sentire l'amarezza di questo
distacco.
Solo pochi mesi fa Don Mario era pieno di vita, tutto impegnato a fare programmi per la
vostra comunità,
sempre desideroso che questa sua famiglia si distinguesse per il suo fervore cristiano.
Con quanta sofferenza dovette seguire in distanza le solenni feste patronali di S. Lanno,
la Prima Comunione e le Cresime dei vostri bambini, cerimonie che egli era solito preparare
personalmente, anche nei
dettagli, perché intensamente amava i vostri bambini e i giovani.
Proprio in quei giorni
cominciò improvvisa la sua lenta salita verso il calvario del suo sacrificio.
La sentenza dei medici fu fin dall'inizio esplicita e senza speranze: in poco più di due
mesi è giunta la fine.
Se il vostro dolore è mitigato dalla fede, é anche sollevato dal ricordo di questa cara
figura di sacerdote.
Nessuno meglio di voi, cari fedeli di Vasanello, può testimoniare che Don Mario fu il
parroco di tutti, l'educatore tenace delle vostre gioventù, il consigliere di tante famiglie, l'infaticabile
apostolo dei vicini e dei
lontani.
Egli amò questa vostra vetusta Chiesa come la vera casa di tutta la comunità, e cercò
perciò di renderla
sempre più devota e accogliente.
Mi piace ancora ricordare la passione che egli dimostrò in ogni tempo per la grande e
accogliente Scuola
Materna, restaurata e resa ancora più ampia in questi ultimi anni, grazie al vostro
generoso concorso.
Il suo carattere era deciso e tutto proiettato all'adempimento della sua missione
sacerdotale.
Amò questa terra ove ebbe i
natali, e l'amò ancora di più perché qui immolò tutta la sua esuberante vita
sacerdotale.
Questo suo amore non è venuto meno neppure con la sua morte, e in questo momento, mentre
per lui innalziamo la nostra preghiera, egli ripete a voi quelle parole di Papa Giovanni morente:
"Partendo per le vie
del cielo saluto, ringrazio e benedico tutti coloro che composero la mia famiglia
spirituale; tutti ricordo e
per tutti pregherò".
Dunque, siatene certi, perché è la fede che ce lo conferma: "Con la morte la vita
non è tolta, ma trasformata in una abitazione eterna nei cieli".
La cronaca di questi quarant'anni del ministero di Don Mario in mezzo a voi mi sembra
tutta rivolta a sostenere la vostra fede, a testimoniare in ogni momento che nulla mai avrebbe potuto
dividerlo da voi.
Null'altro chiedeva a voi se non la fedeltà al Signore, la comunione fraterna, la
solidarietà verso i sofferenti e l'attenzione alle strade nuove aperte dal Concilio, per fare, anche della vostra
parrocchia, una comunità sensibile ai segni dei tempi, capace di imprimere un nuovo dinamismo a tutti i suoi
membri in una proiezione sempre più missionaria.
Certamente, come ogni
creatura umana, anche lui ebbe i suoi limiti e non mancava di riconoscerlo.
Come ogni uomo, conobbe della natura umana: fervore, generosità, impazienze, ansie.
In questa battaglia per un continuo miglioramento egli non ebbe indulgenze con se stesso,
perché sentiva
il fascino del comando di Cristo: siate santi, perché io sono santo.
Perciò, in questo momento, benediciamo la sua memoria: perché fu sempre sacerdote
esemplare, fu pastore zelante, visse distaccato dai beni materiali, considerò sua parte di eredità solo
Cristo Signore che lo
aveva insignito del suo sacerdozio.
Ma Don Mario, con quel suo infaticabile zelo che sempre lo distinse, in questo momento
vuole rivolgervi
ancora un messaggio.
Reso ancora più edotto dal suo patire di questi mesi, egli con S. Paolo vi dice: "La
nostra tribolazione presente ci apre la porta della gloria eterna.
Siamo quindi pieni di
fiducia, camminiamo nella fede, cerchiamo di piacere a Cristo, dal quale riceveremo
un giorno ciò che ci aspetta in virtù delle nostre opere".
Questa riflessione, che siamo pellegrini e che ci attende una nuova vita, non può avere
un pulpito più efficace di questa bara, dalla quale vi parla un ministro del Signore che già ha raggiunto,
lo speriamo vivamente, questa nuova vita.
Ed è pure una riflessione urgente perché per molti la morte è una realtà da rimuovere
dalla nostra vita e
dalla nostra memoria.
E non capiscono costoro che la "prima morte", che avvelena la vita, è la paura
della morte stessa.
A costoro e a tutti noi ricordo queste belle espressioni del Papa Paolo VI: "La gioia
del regno non può scaturire che dalla celebrazione congiunta della morte e della resurrezione del Signore: né
la prova né la sofferenza sono eliminate da questo mondo, ma esse acquistano un significato nuovo dalla
certezza di partecipare alla redenzione operata dal Signore, condividendo la sua gloria".
Nel vangelo abbiamo proclamato la nostra fede nella morte e resurrezione di Gesù.
Ebbene, la morte e
resurrezione di Cristo, da cui scaturisce la potenza dello Spirito che dona la vita, sono
la luce che illumina l'esodo dell'uomo, l'unica parola che possa avere valore quando ogni
altra parola consolatoria è resa vana.
La Pasqua di Gesù è la nostra speranza, il fondamento della nostra fede, la luce che
illumina anche il nostro angoscioso tramonto.
Di tutte queste verità si è nutrito in ogni momento Don Mario, perciò per lui ora così
preghiamo: "Padre infinitamente buono, accoglilo nelle grandi braccia della tua misericordia, perché possa
cantare in eterno il
tuo sconfinato amore, il tuo dolcissimo perdono.
Vienigli incontro festoso, perché possa contemplare per sempre il tuo Volto di
Padre".
Fratelli e sorelle, che la sua morte sia per noi, sia cioè uno stimolo a seguirlo sulla
stessa strada; sia per
questa Chiesa locale, perché cammini sempre nella docilità ai suoi pastori e nella
comunione fraterna; sia
per il nostro Presbiterio, perché si adoperi a lavorare sempre di più per il regno del
Signore e nella ricerca
di nuove vocazioni; sia per quanti in lui hanno perso una persona cara, amica, un
consigliere generoso !
O Vergine Santa, Madre del Signore, che Don Mario ha tanto amato e fatto amare, e tu, S.
Lanno, che in
questa comunità egli fece tanto venerare, venitegli incontro, introducetelo nella casa
del Padre, presso il
trono di Gesù !
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