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Io lo ricordo così

Tornare a parlare, o meglio scrivere di Don Mario a 10 anni dalla sua scomparsa, la prima cosa che mi viene in mente è che non è possibile che sia passato tanto tempo: potrebbe essere un anno, forse due, dieci no.

Ma dieci anni sembrano lunghissimi quando la memoria ha rimosso tanti ricordi legati ad una persona, quando anche la sua immagine risulta sbiadita agli occhi della mente, perchè è entrata con superficialità nella tua vita.

Ma per don Mario non è così: i ricordi che ci ha lasciato sono sempre vivi, molti anche tangibili e la sua immagine è ancora presente, tanto che, con un minimo sforzo del pensiero, lo potresti ancora incontrare in piazza, con le mani allacciate dietro la schiena, che ti sorride a 32 denti e ti fissa con quegli occhi sormontati da due cespugli.

Oppure eccolo lì, su per la Mossa, in compagnia di qualche suo amico, che ora si ferma col contadino che ritorna dal lavoro, o che chiama quel ragazzino perchè domenica non è andato a messa, o con chiunque si trovi a passare per di là.

I ricordi legati a lui, talmente tanti, ora si accavallano uno sull'altro: ne muore uno, ma già ne nasce un altro.

La sua vita, la sua attività mi passano fulminee davanti agli occhi, come in un film, le cui sequenze cambiano con la rapidità di un flash ed una immagine si dissolve in un'altra, per la rapidità con cui i ricordi si affacciano alla mia mente.

Eccolo lì, don Mario, giovane sacerdote, organizzare le colonie estive in località "Palombara": tutto gratuito, per i bambini di Vasanello appena usciti dalla brutalità della guerra.

Ma ecco, subito, don Mario con il Santissimo Sacramento tra le mani e seguito da una gran quantità di fedeli, che per le Rogazioni si reca nelle campagne di Bassanello, che benedice affinchè siano feconde.

Eppoi eccolo nelle processioni, riportate alla solennità del '700 con il ripristino delle quattro Confraternite.

Anche a Pasqua è presente nella famiglia bassanellese con la benedizione della casa.

E poi... e poi... e poi è impossibile star dietro a questi ricordi, che, come gazzelle, si rincorrono e si sovrappongono l'uno all'altro.

Don Mario "c'era".

Ora ripensandoci bene, mi sorge spontanea questa domanda: ma come faceva a fare tutte quelle cose ?

Dove lo trovava il tempo ?

Perchè lui era sempre presente.

E nel momento buono e nel momento cattivo, e quando ci si divertiva e quando c'era da lavorare.

E non era difficile entrare in contrasto ed in discussione con lui.

Si discuteva ed il bello stava proprio lì: ci si poteva discutere.

Il giorno dopo, sia che avesse torto o anche ragione, passava sotto casa, ti chiamava a gran voce e ti diceva: "Forza, che c'è da fa !".

Quando si ammalò venne ricoverato in Ospedale.

Era ormai alla fine e decisi di vederlo ancora una volta.

Dal suo lettino, appena mi scorse, sorrise come al solito, ma mi colpirono i suoi occhi ormai opachi e quasi spenti.

Mi disse a fatica qualcosa e poi concluse: "Quante cose, eh, abbiamo fatto insieme.

Se non c'eri tu che mi insegnavi.......".

Fino a quel momento ero stato calmo, ma a quelle parole mi sentii stringere alla gola: se ne stava andando ed ancora dava esempio di semplicità, di umiltà che sempre lo avevano contraddistinto.

Mi sentii piccolo, un niente e non potei far altro che stringergli la mano ed allontanarmi in fretta il più possibile.

Arrivato alla porta mi voltai verso di lui: i suoi occhi mi seguivano, alzò un braccio per salutarmi.

In quel gesto, in quegli occhi così disperati io lessi tante cose, che racchiudevano il passato e cercavano contemporaneamente una promessa per il futuro.

La mia risposta fu ugualmente silenziosa, ma perentoria e sicuramente percepita.

Mi sorrise a fatica, piegò la sua testa su una spalla verso la parete e, chissà, forse pianse.

E' per tutto questo, e non solo, che don Mario ancora "c'è" !

Giancarlo Tabacchi

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