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La vita pastorale

Diventato parroco di S. Salvatore, a lui il compito di guidare le prime processioni proprie di quella parrocchia come quelle per la Vergine del S. Rosario, che si svolgevano la prima e l'ultima domenica di ottobre, con la nuova statua della Madonna donata alcuni anni prima (1940) dalla signora Rosetta Giordano che con il marito, maggiore dell'Areonautica, era ospitata temporaneamente presso castello Misciattelli.

Alle processioni don Mario terrà sempre moltissimo, riuscendo in ogni modo a coinvolgere i cittadini nel predisporre infiorate alle quali a volte attivamente prestava la sua personale opera.

Memorabili negli  anni '50 quelle che vedevano tutta la via S. Antonio coperta nella sua totale larghezza da un tappeto di disegni floreali e quella per il Corpus Domini lungo la via S. Salvatore,che diverrà poi quasi istituzionale, organizzata dalle maestranze della ceramica Misciattelli.

Proprio per vitalizzare le processioni ancora di più, ed anche con l'intento di ricucire il tessuto cristiano degli anni andati, in occasione del festone del 1973 ripristina le vecchie confraternite, della Misericordia di S. Lanno, del S.S. Sacramento e della Madonna del S.S. Rosario, assegnandole ad altrettanti rioni  del paese, invogliando con un pizzico di antagonismo alla partecipazione anche i fedeli piuttosto insensibili ad una presenza attiva.

Particolare attenzione riverserà sulla Azione Cattolica e sulla cura e conservazione dei beni ecclesiastici, chiese in primo luogo.

Relativamente alla prima nominò subito due presidenti uno per uomini e l'altro per le donne, Pietrino Purchiaroni ed Anna Scarelli.

Le ragazze erano divise nei tre gruppi Piccolissime o Figlie di Maria, Beniamine ed Aspiranti e partecipavano alle processioni le prime con in testa il caratteristico fazzoletto triangolare bianco in tulle con merletto e le altre con il caratteristico basco color verde ruggine.

Poi vi erano i ragazzi divisi in Aspiranti e Giovani.


Erano anni difficili, i primi sintomi di guerra fredda lasciavano il segno; alcuni venti spiravano in senso contrario e chi aveva il coraggio di testimoniare Cristo a volte subiva angherie e derisioni; solo la personalità di don Mario potè incoraggiare i giovani in aperte manifestazioni.

Vi furono anche funerali in cui cotrastò energicamente alcune manifestazioni pseudopolitiche.

Per la conservazione dei beni già agli inizi degli anni '50, sotto la guida di Mons. Mariani provvede e segue i lavori di restauro del campanile di S. Salvatore e della stessa chiesa che verrà riaperta al culto il 4 novembre del 1956 (foto n. 31 in Appendice), in un giorno che resterà memorabile nella vita parrocchiale, con la presenza di S. E. il cardinale Aloisi Masella. Inoltre si adopererà per il restauro della chiesetta delle Grazie, dei quadri ed immagini dei santi di proprietà della parrocchia, alla manutenzione della chiesa della Stella ed al rifacimento del tetto di S. Maria e di S. Antonio abate.

Confidava sempre sulla generosità dei suoi parrocchiani che dopo un momento di incertezza, in cui il commento solitamente vociferato era "aribbussa a quatrini", rispondevano con slancio non lasciandolo mai solo evitando di scoraggiarlo perché ne comprendevano il fine e gli intenti.

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- Don Mario con il Vescovo e i Giovani di Azione Cattolica -

Una delle prime attività a favore dei bambini da lui pienamente sostenute, anche sulle orme del predecessore mons. Mariani, è stata quella delle colonie estive.

Esse avevano luogo in loc. S. Giuseppe, oppure in loc. Palombara e l'addette alla refezione erano sempre Velia Orlandi ed Elvira Fabiani.

Il gruppo si adunava alle ore 7.00 davanti alla chiesa di S. Maria e quindi con lui in testa si avviava per la località di destinazione, mentre per strada lentamente si aggregavano altri gruppi; sembrava proprio il passaggio del pifferaio di Hamelin; non solo era forte il desiderio di giocare, ma anche quello di poter mangiare qualcosa.

Da poco era terminata la guerra ed in qualche famiglia il problema dell'alimentazione si faceva sentire.

La strofa che veniva spesso cantata all'ombra di una grande quercia localizzata dove ora è la casa di Nazzareno Tinelli, così recitava:

                                                                    "Noi bimbi dal forte appetito
                                                                    saluti mandiamo a Fiorello,
                                                                    che latte, buon pane ed aringhe
                                                                    così volle farci gustar"

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- Colonie Estive in Località Palombara -

Era un ringraziamento all'allora sindaco di New York Fiorello che soleva mandare generi alimentari attraverso la POA (Pia Opera Assistenza).

L'ultima colonia avvenne in loc. Cunicchio.

Un raduno simile avveniva fino a quando è durata la Poggiata in loc. S. Giuseppe.

La Messa del Fanciullo soleva celebrarla lassù; nella prima mattina con i chierichetti di turno si incamminava verso la chiesetta, man mano riempiendo le fila.

La celebrazione nella minuscola chiesa fra il profumo delle mimose era molto raccolta, sembrava un momento di vita familiare; al termine ai ragazzi presenti veniva offerto un panino e si sostava a giocare sui prati pregustando la merenda pomeridiana.

Anche lui il pomeriggio, dopo la funzione, si intratteneva in mezzo alla gente condividendo l'euforia generale.

Particolare attenzione hanno avuto da lui tutti gli "abetelli" (Chierichetti n.d.w.), che nel corso degli anni si sono succeduti, da Mario Mariani e Lauretto Pace, a Libriani Vincenzo e Domenico Fuccellara, fino ai più recenti Milo Mariani e Barbara Renzicchi, prima ed unica fra le ragazzine a svolgere tale ruolo.

Tutti gli "abetelli" credo abbiano di lui un ricordo indelebile, anche perchè per compagnia se li trascinava ovunque si recasse, detestava fortemente la solitudine ed amava circondarsi di voci giovanili; nella sua vecchia Fiat 600 ne caricava fino a sette od otto.

Tra le attività pastorali, oltre il presepe che curava sempre nei minimi particolari (memorabile quello vivente allestito in un'ala al piano terra dell'attuale palazzo Ancellotti-Mariani), quella nella quale l'interazione raggiungeva il culmine era la benedizione delle case.

Condivideva con essi l'intera giornata, saliva e scendeva scale su scale, visitando stalle e tuguri, case ricche e case povere, dove forse la sua giovialità si estrinsecava al massimo ed il suo sorriso metteva a proprio agio chiunque avesse qualche ritrosia nel mostrare misere cose per quanto lustrate a specchio che fossero.

Diceva di uscirne sempre pienamente gratificato ed appagato.

I chierichetti che lo hanno seguito serbano ancora i ricordi più belli, legati in parte al pranzetto che mamma Giacinta era solita preparare ed alla ricompensa che non mancava mai.

Le lunghe maratone che imponeva erano così estenuanti che gli "abetelli", a volte, preferivano andare con P. Sisto, più sistematico e tranquillo, anche perchè la visita giornaliera con lui al convento di S. Bernardino significava una lauta merenda in più.

Questo legame lo si poteva palpare anche in occasione di qualche raccolta dei funghi; erano la sua passione ed al suo richiamo una moltitudine di ragazzi lo seguiva entusiasta.

Venuto a mancare padre Sisto e persistendo i problemi al ginocchio, dovrà recedere dal compiere l'antico rito della benedizione delle case, lanciando così l'idea della boccettina con l'acqua santa. Riflettendo bene l'iniziativa è encomiabile perchè teologicamente ogni casa è come una chiesa dove spetta al capo famiglia officiare i riti.

Il vero cristiano dovrebbe sentirsi in pectore questa sacralità, comprenderla nella sua essenza e compierla nel modo più naturale possibile.

Alcuni mesi or sono, a distanza di anni il parroco di Vignanello, anche lui ora impossibilitato ad assolvere tale compito per varie ragioni, si informava dove don Mario acquistasse le boccettine e come organizzare la distribuzione.

Per la sera del 18 ottobre 1949, insieme a Mons. Mariani, prepara la grande accoglienza in loc. Le Piane alla sacra immagine della Madonna di Castel S. Elia nel suo viaggio di Pellegrina.

L'arrivo del quadro rischiarato nella notte da una miriade di lumini è portato in processione in paese preceduto da numerosi fedeli accorsi ciascuno con una candela in mano e salutato da fuochi d'artificio e canti religiosi.

La preziosa effigie della Patrona della nostra diocesi resterà a Vasanello fino al 22 ottobre.

Purtroppo, alcuni giorni più tardi, esattamente il 30 ottobre, una contro manifestazione di derisione, di natura politico-anticlericale turberà l'avvenimento e ciò rattristerà molti credenti vasanellesi e soprattutto lui che la rievocherà sempre con tanta amarezza.

Vi furono altre Madonne Pellegrine per le quali le accoglienze saranno sempre memorabili.

Dopo quella di una statuina della Madonna di Fatima nel 1966, l'ultima, sempre della Patrona della nostra diocesi, avviene dal 13 al 20 dicembre 1987, in cui riuscirà a coinvolgere tutti i fedeli facendo stazionare l'immagine, giorno per giorno, nelle varie zone del paese: presso la chiesa di S. Salvatore, della Madonna delle Grazie, di S. Antonio e nel locale ricavato dalla ex-chiesa di S. Rocco.

A chiusura dell'evento viene recitata la seguente preghiera scritta di suo pugno:

Atto di consacrazione alla Madonna

O Maria, Madre del Verbo Incarnato e
Madre nostra dolcissima, siamo qui ai tuoi piedi
mentre tramonta questo giorno, un altro grande
dono del Signore.
Deponiamo nelle Tue Mani e nel Tuo
Cuore tutto il nostro essere. Noi siamo Tuoi
nella volontà, nel pensiero, nel cuore, nel corpo.
Tu forma in noi con materna bontà una
vita nuova, la vita del Tuo Gesù.
Previeni e accompagna o Regina del
Cielo, anche le nostre più piccole azioni con la
Tua ispirazione materna affinché ogni cosa sia
pura e accetta al momento del Sacrificio Santo e
Immacolato.
Rendici santi o Madre buona; santi come
Gesù ci ha comandato, come il Tuo cuore ci
chiede e ardentemente desidera. Così sia.

Il senso del pellegrinaggio sarà una caratteristica essenziale del suo sacerdozio; amava spesso ripetere "questa terra è solo di passaggio ed il nostro è un continuo cammino".

Molti sono coloro che possono dire di aver messo piede fuori Vasanello, di essere stati proiettati verso nuove conoscenze della nostra bell'Italia e all'estero, grazie alle gite che organizzava con puntualità estrema, (foto n. 35 in Appendice).

Tanti possono affermare di aver visto per la prima volta il mare proprio con lui! (foto n. 34 in Appendice).

Nel giubileo del 1950 indetto da Pio XII organizza ben 5 pellegrinaggi a Roma.

In uno di questi, il 14 maggio, si recherà con la sua famiglia al completo, anche la stessa sorella Maria a cui le prime avvisaglie del male ancora concedevano la possibilità di sostenersi in piedi.

Un altro pellegrinaggio, che resterà nel cuore di chi vi partecipò, coinvolse tutta la diocesi.

Un gruppo di parrocchiani prese il treno a Vignanello per raggiungere Rignano Flaminio.

Altri ragazzi vi erano arrivati stipati insieme a balle di paglia a bordo di un "bussingen" dei fratelli Paolocci.

Dopo il raduno serale, con in testa il vescovo S. E. Mons. Massimiliani, iniziò il pellegrinaggio lungo la via Flaminia, per raggiungere piazza S. Pietro dove arrivarono verso le cinque del mattino.

Altre mete nel corso degli anni saranno S. Rita, Norcia, Montecassino, Pompei, Loreto e Frasassi, San Gabriele, Pisa, Firenze, Padova, Venezia, Aosta, Torino (in occasione della precedente ostensione della Sacra Sindone nel settembre del 1978), Santuario di Oropa.

Inoltre Ginevra, Redipuglia e grotte di Postumia, a Medjugorie, in Terra Santa nel marzo 1979, a Lourdes nel Luglio '76 e nell'Agosto '85 (foto n. 9).

Ciò che ricorderanno i vasanellesi sarà proprio il consueto canto di ringraziamento che caratterizzava la fine di ogni viaggio.

Non appena l'autobus era in località Le Piane ci teneva, e con lui tutto il seguito, ad intonare l'inno di S. Lanno che culminava proprio davanti alla cappella del martirio.

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- Befana 1950 - La Giraffa costruita per raccogliere i fondi per l'Oratorio -

Tutte le occasioni per stare in mezzo ai giovani e divertirsi con loro non se le lasciava di certo sfuggire.

Credo che abbia testimoniato il vangelo più con faceto sorridente che quello serio.

La sera del 5 gennaio 1951, serata di Epifania, al fine di raccogliere ed utilizzare le offerte per il programmato ricreatorio, don Mario organizza una grande Befana, con grande festa per i grandi e piccoli.

Un carro carico di doni è trainato da una giraffa in cartapesta, grande meraviglia per quell'epoca.

All'interno di questa Giovanni Ciuchi farà da traino.

La fatica era notevole e di tanto in tanto invitava i ragazzi addetti al carro a porgergli qualcosa da mangiare.

Questi a loro volta prendevano una salsiccia raccolta tra i doni delle case già visitate e la mettevano in bocca della giraffa dicendo ai ragazzi incuriositi d'intorno "c'ià 'na fame la giraffa!".

Nel frattempo per le case girano due Befane, tra le quali quella impersonata da Mario de Maggiarello ebbe grande successo.

Gino Purchiaroni e Leo Creta vestivano da negri anneriti con tappi di sughero sporchi di carbone e vestiti con vecchie lenzuola sottratte alle rispettive famiglie.

La Befana uscì in modo un pò inconsueto anche nel pomeriggio del giorno successivo, ed in cui le offerte raccolte si dice fossero consistenti.

L'anno seguente ne fu organizzata un'altra con carro su cui sedeva un maestoso babbo Natale ed un angelo con una stella luminosa in fronte, mentre d'intorno alcuni vestivano da soldati romani.

Anche per il Carnevale il suo coinvolgimento era sempre massimo; da ricordare quello del '62 in cui fece costruire un grande Toro Seduto e quello del '70 in cui insieme al maestro Memmo allestirono con i ragazzi una mini-banda musicale.

Alcuni strumenti, come i tromboni furono costruiti artigianalmente in cartapesta e la musica irradiata dalla
bocca di uno di questi ragazzi.

I ragazzi andarono così bene a tempo che parlando con il prof. Pierino Stefani lo stimolò nell'idea di allestire quella che sarà la Banda Folkloristica di Vasanello.

La sua presenza nella vita comunitaria è stata sempre tangibile, anche in occasione di eventi prettamente civili, tra i quali vogliamo citare quello del 15 maggio '53, in cui, alla presenza di varie autorità, il Prefetto inaugura l'inizio dei lavori del secondo cantiere scuola per la sistemazione della strada delle Mole (foto n. 29 in Appendice), e quello della inaugurazione, il 10 gennaio 1963, giorno della festa di S. Lanno, del nuovo edificio scolastico, alla presenza del vescovo e del ministro Andreotti.

Nel marzo 1956 la televisione italiana è a Vasanello per una trasmissione sperimentale inserita solo nel circuito cittadino.

Una grande antenna venne eretta davanti al Palazzo Comunale all'incrocio con via Plinio il Vecchio.

Don Mario ed alcuni insegnanti delle scuole elementari preparano con bambini una trasmissione serale in TV con strofe in dialetto e canti caratteristici.

La canzone "O mein papà" dedicata a tutti i babbi fu cantata da Roberto Mandosi.

Tra gli altri canti l'Inno di Mameli, l'Inno di S. Lanno, Fiore le nocchie, O meto meto, La barilletta.

I testi furono in gran parte scritti da don Mario e dei quali riportiamo una traccia in Appendice.

All'epoca le famiglie che avevano la televisione si contavano sulle dita; per poter vedere la trasmissione in contemporanea la sezione della Democrazia Cristiana in Piazza Giardino e la Casa del Popolo, unici locali pubblici ad averla, si riempirono all'inverosimile.

1 novembre 1956, dato che la croce in legno presso il cimitero era stata abbattuta casualmente da alcuni operai per determinati lavori fatti eseguire nel 1944 dall'Ispettorato tedesco, per interessamento di don Mario e per pubblica sottoscrizione, venne eretta al centro del cimitero una nuova croce in ferro, opera dei fratelli Maracci.

La croce benedetta in S. Maria, viene portata al cimitero con notevole partecipazione di popolo e quindi dopo una funzione religiosa è ivi installata.

Lo sport avrà in don Mario lo stesso interesse proprio dei giovani.

Già agli inizi degli anni '50, un pallone da rugby spedito dalla zia suora in America, una rarità per quei tempi, farà divertire numerosi giovani presso un campo improvvisato allestito in loc. Prati Maddalena.

Successivamente allestì due squadre di calcio che portavano sulle magliette lo stemma dei giovani Aspiranti di Azione Cattolica.

Un giorno adunò sul campo sportivo tutti i ragazzi che giocavano nelle due squadre, dalla macchina fece portare un grande scatolone e sorpresa delle sorprese gli scarpini da pallone per tutti.

Chi li aveva mai visti !

Non appena calzati, abituati come erano a giocare scalzi o con scarpe malandate, in un primo momento li trovarono quasi d'impaccio, schernendosi l'uno con l'altro, ma nello stesso tempo non nascondendo l'euforia generale che era alle stelle.

21 giugno 1957 per interessamento di don Mario, organizzatore della locale squadra di calcio, viene eseguito lo spianamento e l'ampliamento del campo sportivo.

Una delle prime offerte sarà proprio la sua, nella somma di lire 60.000.

L'entusiasmo per la squadra coinvolgerà una buona fetta di giovani talenti che fino ad allora non avevano avuto la possibilità di mettere in mostra le proprie potenzialità.

Tant'è vero che 1960 il Vasanello vinse il torneo estivo della "I Coppa del Cimino" ed alcune promesse locali vennero acquistate da associazioni sportive dei paesi limitrofi che già partecipavano a tornei di categorie superiori.

Il 15 giugno 1963, per riabbracciare la zia Maria suora passionista in Pittsburg (Pennsylvania, Stati Uniti) che non aveva mai conosciuto, compie il suo primo viaggio in America.

La stessa zia si preoccupò di finanziargli il viaggio con le elargizioni ricevute ed accantonate negli anni.

Era molto forte in entrambi il desiderio di incontrarsi; le loro strade che avevano trovato convergenza nell'amore in Cristo dovevano incontrarsi per rinsaldare anche gli affetti familiari che le circostanze avevano voluti lontani.

Il giorno della partenza ci fu una delle prime ventate conciliari in Vasanello.

Considerato che negli Stati Uniti i sacerdoti già non vestivano più la lunga tonaca, indossa per la prima volta il clurgymen ed una folla di parrocchiani lo assedierà presso il portone di casa Ancellotti per salutare la sua partenza, ma anche incuriosita di vederlo nel modo che poi ci sarà familiare.

Saranno tali e tante le conoscenze che farà oltreoceano che di viaggi ne seguiranno altri, nei quali visiterà tutti i nostri emigrati a cominciare da Livio Pesci, i fratelli Leo, Leopoldo e Domenico Purchiaroni, Angelino Lannaioli, Sigismondo Marcucci e così via.

Le amicizie saranno così profonde al punto che un emigrato avrà una tale stima da mettere al proprio figlio il nome di Mario.

Forte comunque sarà il legame che lo legherà con tutti i vasanellesi residenti fuori, specialmente all'estero; legame che cercherà sempre di tenere ben rinsaldato a cominciare da Gisa Poleggi ed Arturo Costanzi residenti in Parigi.

Ed i paesani in tali condizioni vedranno sempre in lui il cordone ombelicale che li legherà alla terra natia.

Sempre sensibile alle richieste dei suoi parrocchiani e per venire incontro alle loro aspirazioni, va ricordato un viaggio in Romania nel 1973, del quale dovette affrontare il ritorno poichè, mentre si trovava a Brunico, improvvisamente le condizioni della sorella cominciarono a destare qualche preoccupazione.

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- Primo Viaggio in America: don Mario con alcune Famiglie di Emigrati -

Su sua iniziativa nel Natale 1963 un maestoso albero di Natale verrà collocato al centro della piazza Umberto I e sarà una grande attrazione per tutti i vasanellesi.

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- Albero di Natale del 1963 -

Notevole è stata la passione di don Mario per il teatro.

Non solo per i teatrini di Carnevale che erano la sua passione, proprio per la sua vena particolarmente scherzosa, e che meriterebbero da soli un libro a parte.

Forse la spiegazione di questo notevole interesse risiede sempre nel suo pensiero rivolto ai giovani, nella idea che solo dal loro coinvolgimento diretto in tante attività culturali nell'ambito parrocchiale si potesse comunque trasmettere il messaggio cristiano della condivisione, della fratellanza e dell'amicizia.

Le prime rappresentazioni da lui volute, dirette da Pietro Paolo Purchiaroni e dalla maestra Ida Gozzutti, avvennero presso il cinema Progredire con lo scopo specifico di concorrere con il ricavato al finanziamento della costruzione del progettato oratorio "Don Bosco".

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- Don Mario con i Registi Teatrali Ida Gozzutti, Franca Scarelli e Pietrino Purchiaroni -

La più caratteristica di queste commedie è stata "La classe degli asini", breve sceneggiata in dialetto bassanellese.

Tra i personaggi alcuni suoi amici più intimi: un maestro (Domenico Mariani), un bidello (Porri Alberto di Fernando), un alunno discoletto che le combinava di tutti i colori di nome Mario Massimelli (Tretta Mario) ed un suo complice nelle numerose birbanterie soprannominato Tarpa (Lannetto Pieri).

Il Massimelli, bocciato più volte, era ormai diventato grande, addirittura si era già sposato ed era costretto a recarsi a scuola portando nella borsa, un pò più grande delle altre, il proprio figlioletto (Sereno Scarelli); inoltre, era ancora così somaro da non saper rispondere alla domanda insistente del maestro "quanto fa cinque per otto?". Mentre continuava a contare, più volte chiudendo in pugno la mano e riaprire le dita ad una una, la povera creatura, stanca anch'essa di aspettare e non certo dello stesso legno del padre, con una vocina decisa dalla borsa sussurra "o bà, ma nu lo sai che fa quaranta" !

Seguirono "Maria Stuarda", impersonata da Agar Ancellotti con Franca Scarelli nei panni della regina Elisabetta, "La sirenetta", "Cuore di schiava", "Cuore di mamma" e "La vendetta della zingara", tra le interpreti Maria Pia Maracci e Franca Pieri.

Quindi "Nel segno della croce", trasposizione teatrale dell'omonimo romanzo di William Barrett, quindi quello relativo alla vita di S. Lanno (interprete Ernesto Paolocci) forse lui stesso memore di quella voluta rappresentata nei suoi anni giovanili da mons. Mariani, fino alla commedia "Lazzaro" di Luigi Pirandello interpretato magistralmente da Giancarlo Tabacchi.

Sarà questa purtroppo l'ultima rappresentazione fatta presso il Cinema "Don Bosco" sul cui palco nel corso degli anni del suo sacerdozio tanti e tanti giovani hanno interpretato i ruoli più svariati e cantato canzoni popolari con brio e spigliatezza, facendo la felicità di tantissimi genitori.

Forse sono pochi i vasanellesi che non possono dire di essere saliti almeno una volta su quel palco ed aver prestato una parte di loro stessi per il divertimento di altri.

Alla fine degli anni '50 ed inizi anni '60, una iniziativa per inserire i prodotti agricoli locali sul grande mercato, forse precorrendo i tempi per quelle che sarebbero poi state le cantine sociali ebbe una felice idea.

Con le uve che venivano corrisposte da terreni di proprietà della Parrocchia e che venivano immagazzinate nella grande botte a muro della cantina in via S. Maria pensò bene di produrre del vino da imbottigliare in piccole fiasche di 500 cl su cui fece apporre il marchio di origine "Vino tipico di Vasanello" con il simbolo del caratteristico vaso.

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- Fiaschetto del "Vino tipico di Vasanello" -

Ad ogni forestiero od amico che aveva occasione di incontrare dava un piccolo assaggio cercando così di valorizzare quello che il paese potenzialmente poteva dare.

L'idea forse nacque dalle difficoltà che alcuni anni prima, dietro una abbondante vendemmia, i contadini del posto incontrarono nel collocare ad un prezzo ragionevole l'uva prodotta, incorrendo nella grande speculazione dei compratori che venivano sul posto a trattare il prodotto.

Erano i primi di novembre ed ancora sotto "i trujone" e davanti alla Chiesa di S. Antonio potevi vedere gruppi di bigonci pieni d'uva ancora invenduta, con grande trepidazione e timore di chi su di essa aveva speso fatiche e sudore
.

Anno 1964.

A Vasanello, in una giornata memorabile, in cui mai si era vista una tale affluenza di persone, si tiene il Congresso Eucaristico Diocesano
.

Decine e decine di pullman convergono da tutta la diocesi e tutta l'impeccabile organizzazione dell'evento ricadde sulle sue forze con tutto l'apporto che i vasanellesi dimostrarono, principalmente addobbando tutto il paese con festoni di fiori come mai era stato fatto.

Per l'occasione fu traslata anche l'urna di S. Lanno.

Infatti da quell'anno si decise il trasporto ogni cinque anni che purtroppo con il senno del poi viste le condizioni attuali andava fatto in un intervallo più lungo.

Molti nostri condiocesani ebbero così l'occasione di conoscere e venerare il nostro santo Patrono.

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- Anno 1964 - Congresso Eucaristico Diocesano -

Lo stupore e la meraviglia nel vedere l'urna del Santo, al cui passaggio per la prima volta facevano ala le foglie di palma proprie dei martiri, prese tutti i presenti.

Alla celebrazione finale parteciparono migliaia di persone.

Accanto all'altare elevato sull'immenso piazzale, l'attore Ubaldo Lay guidò i momenti più suggestivi della santa messa celebrata dal cardinale Cento e dal vescovo diocesano profondamente commosso da tanta presenza.

Verso la metà degli anni '60, la macchina cominciava a diventare per l'uomo non solo il mezzo di svago, ma anche e soprattutto un mezzo di lavoro indispensabile.

Nel frattempo, sostituiti da questi, gli animali domestici per uso agricolo cominciavano a scarseggiare e per la Festa di S. Antonio Abate, sul piazzale antistante, belati, muggiti, ragli e così via erano sempre più rari: sembrava che la festa stessa non avesse più ragione di esistere e che di lì a poco dovesse essere cancellata.

Che delusione uscir fuori e dal muretto che dà sulla via S. Antonio, sulla cui parte opposta si riunivano gli armenti, non dover benedir niente.

Lanciò allora l'idea della
benedizione delle macchine.

Non l'avesse mai detto !

Sale su di un carro agricolo trainato da un trattore, dopo aver caricato un nutrito gruppo di "abetelli" che scuotevano tutti i campanelli possibili, la statua di S. Antonio con l'immancabile maialino sopra un piedistallo e via in giro per il paese.

Dietro a lui più raggiante e giulivo che mai, una lunga processione di autoveicoli strombazzanti e festosi che, alla fine del giro, sull'angolo della Chiesa, gli transitano davanti per raccogliere la più entusiasmante delle benedizioni, accompagnata dal suo sorriso e da un immancabile sparo di mortaretti.

Verso la fine degli anni '60, sensibile al problema del lavoro giovanile tenta l'avventura dell'imprenditore.

Prima presso l'asilo e poi nel palazzo Modio si adopera per l'allestimento di un piccolo laboratorio artigiano per la produzione di camici militari e biancheria intima.

Il marchio con cui viene registrata è confezioni "Sira"; purtroppo dovrà subito capire che le leggi dell'economia sono troppo dure e conciliarle con quelle del Vangelo è un'impresa così ardua che non riuscirà neppure a lui; la mancanza di esperienza, qualche contratto sotto le grinfie di spregiudicati provocheranno alcuni indebitamenti e la chiusura del laboratorio, preso in mano poi dai suoi amici.

Una catechista sposata con un vasanellese e residente qui da tanti anni ripete spesso di non comprendere assolutamente la tradizione della "Pasqua degli uomini": il fatto che sia una esclusiva dei soli maschi la considera un retaggio medioevale.

La consuetudine consolidata nel tempo è nata proprio con don Mario che agli inizi degli anni '50 svolgeva presso il seminario di S. Bernardino di Orte dove si recava a piedi con un consistente gruppo di amici parrocchiani.

Partenza verso le sei del mattino, confessione, comunione ed abbondante colazione che i frati erano soliti offrire e quindi per le 11 ritorno a casa.

La confessione che di per se stessa già presuppone un notevole sforzo penitenziale, fatta da lui diventava un fardello ancor più pesante da portare.

Mentre con un altro confessore era sufficiente slacciare soltanto il grave sacco sulle groppa, con lui sembrava di essere come l'asino caduto nello stagno che per poter riemergere doveva aspettare che il sale nei sacchi si fosse completamente sciolto ed aver preso una bella razione di legnate (le sue occhiate fulminee!).

Forse proprio conscio di questa sua debolezza, era il più entusiasta di condurre il gruppo in queste uscite che si chiudevano con un pranzetto e qualche cantata scacciapensieri.


Anche se terminavano in un modo che sembrerebbe poco consono alla circostanza, l'importante per lui era di aver comunque riconciliato con l'Onnipotente alcune sue pecorelle che per l'intero arco dell'anno avevano smarrito la strada dell'ovile.

Pochi sono i suoi amici che almeno una volta non abbiano pranzato con lui presso l'osteria "Tana del Lupo" ad Albaneto (RI), dove era come di casa.

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- A Collevalenza in una "Pasqua degli Uomini" -

PREGHEREI DI VERO CUORE TUTTI COLORO CHE HANNO FOTO DI GRUPPO DELLE VARIE GITE
DEI BISNONNI NONNI O PADRI CHE HANNO PARTECIPATO ALLE VARIE GITE DELLA "PASQUA DEGLI UOMINI" ORGANIZZATE DA DON MARIO DI INVIARMELE PER LA PUBBLICAZIONE SUL SITO
CI TERREI TANTISSIMO A FARLO !!!

GRAZIE.
Andrea Di Palermo

In occasione del festone del 1973 l'urna di S. Lanno fu portata in processione la sera della vigilia presso la Cappella del Martirio e lì rimase per l'intera notte per una veglia di S. Lanno che coinvolgerà numerosi fedeli.

Le sue perplessità iniziali sulla opportunità di quella iniziativa furono fugate dalla numerosa folla accorsa nelle varie alternanze notturne.

Nella prima mattina venne poi sommessamente traslata presso la Chiesa di S. Maria per la solenne processione delle ore 11, che ogni vasanellese tiene nel cuore come uno degli immancabili appuntamenti dell'anno.

Credo che si equivalga alla notte di Natale.

E solo chi per una assenza forzata ha mancato almeno una volta quel momento può comprendere l'amarezza e la nostalgia da cui si è pervasi.

Anche lui teneva moltissimo alla solennità di questa processione; infatti, voleva e riusciva sempre a circondarsi della presenza di autorevoli prelati.

La festa fu allietata dalle note della Banda dell'Areonautica Militare, la cui esclusiva uscita e presenza in paese fu dovuta proprio alla sua caparbietà ed a motivo della consegna di una medaglia d'oro in memoria del ten. Bruno Serotini.

22 giugno 1974, la comunità cristiana di Vasanello è in grande festa: don Mauro Pace viene ordinato sacerdote nella chiesa di S. Maria.

La popolazione accorre numerosa e gioiosa, però la più grande gioia è forse proprio la sua.

Credo che ogni sacerdote nella propria attività pastorale abbia aspirato a coronare il sogno di vedere
un seme che germoglia.

Ebbene la sua dedizione ed il suo esempio hanno affascinato il novello sacerdote ed il primo abbraccio è proprio per lui.

Pasqua 1977. Per coinvolgere i giovani e rendere più tangibile ed incisivo il fondamento del messaggio evangelico dell'agonia, morte e resurrezione di Cristo realizza con successo "I giovani interpretano la Passione".

La rievocazione teatrale scenografica degli ultimi giorni della vita di Cristo avviene sul piazzale antistante la Chiesa di S. Maria.

Gli effetti scenici e la bravura degli interpreti furono tali che chi potè vedere le facce degli spettatori da dietro le quinte riferì di aver visto molte persone piangere.

L'iniziativa negli anni successivi sarà ripetuta più volte sempre con notevole entusiasmo dei partecipanti.

Tra gli interpreti della prima rappresentazione Giancarlo Tabacchi (Cristo nelle parti in dialogo), Lanno Libriani (Cristo nella salita al Calvario), Elena Renzicchi (Maria), Antonio Mariani (Pilato), Gianni Filesi (Caifa), Vincenzo Libriani (Pietro), Piero Filesi (effetti speciali) e così via.

Notevole era la cura nelle preparazioni dei bambini per i sacramenti.

Aveva sempre timore che i genitori nella frenesia dei preparativi potessero distoglierli dal reale significato e nei primi anni '70 aveva pensato bene di portarli in ritiro
per un giorno, lontano dal trambusto familiare e vederli così concentrati sul Sacramento che a breve avrebbero ricevuto e quanto tale momento avrebbe inciso sul radicamento in Cristo: la meta preferita era Collevalenza, ma anche Cascia ed il convento dei Passionisti tra Porto Ercole e Porto S. Stefano.

Anche dagli stessi genitori pretendeva una maggiore attenzione, più coinvolti nella religiosità del momento e forse anche perchè potessero vedere ed essere più vicini ai loro figli, ebbe l'idea che le cerimonie fossero accompagnate dal loro canto.

Ebbene ancora oggi, grazie a don Enzo che ha saputo ben coltivare l'iniziativa, chi assiste a Vasanello ad un sacramento dei bambini resta stupefatto nel vedere questo coinvolgimento diretto e nel sentire il
coro dei genitori sull'altare che seguono così tutta la cerimonia quasi che tenessero in braccio i propri figli.

Lo stesso vescovo ama sempre ripetere che è un aspetto di queste cerimonie che solo Vasanello può vantare.

Non va dimenticato la particolare attenzione alla schola cantorum.

Il vecchio coro che il segretario comunale Antonio Morganti aveva pazientemente costituito andava rinvigorito.

Indimenticabili la Messa Pontificale a tre voci, la Messa dei defunti con il caratteristico Requiem, le Via Crucis, cantate da esperti coristi tra i quali Vitaliano, Gino ed Ovidio Orlandi, Orazio Mariani, Felice Venturi, Nicola Cicogna (Birollo), Maddalena e Marietta Mariani.

Bisognava innestare voci giovanili e quindi aggrega un bel gruppo di cantori capaci di continuare almeno la tradizione della messa in latino.

Chi scrive, anche se ragazzino, faceva parte del gruppo dei coristi che nel corso delle cerimonie erano pigiati dietro l'altare, quando ancora non era stato avanzato, intorno all'organo posizionato esattamente dove ora è il Ciborio in pietra, sotto il quadro della Madonna Assunta.

Schola cantorum che cercherà sempre di vivacizzare con l'inserimento di nuovi elementi, anche tra quelli che avevano fatto esperienza con cresime e comunioni dei propri figli.

Anno 1983.

In occasione del festone di S. Lanno, si adopera per costituire una deputazione e, dietro pressione di alcuni cittadini, per ripristinare la vecchia tradizione della corsa dei cavalli.

In prossimità della festa però ci si accorge che la pista della Mossa necessitava del collaudo.

Per niente scoraggiato dai tempi, con alcuni deputati si reca presso il prefetto di Viterbo, porte spalancate ed accolto a braccia aperte; per lui alcune telefonate qua e là, tra cui Questura, Comando dei Vigili del Fuoco, e dopo tre giorni il collaudo è servito.

Era da restare stupefatti per l'affetto e la stima di cui si circondava in alcuni ambienti e certamente questo ascendente non lo custodiva gelosamente per se stesso, ma era
sempre a disposizione per chi ne avesse bisogno.

Molti possono testimoniare di aver ricevuto qualche consiglio o supporto per il disbrigo di qualche pratica, specialmente negli anni in cui per i vasanellesi le stanze della burocrazia erano un tabù; la frase che solitamente amavano ripetere era:
"mejo una giornata a vangà che...".

Voleva comunque ed ad ogni costo l'allegria intorno a sé specialmente per le feste e quando non riusciva a trovare il gruppo compatto per l'organizzazione si rammaricava molto.

Proprio per mettere a nudo questa inerzia che sembrava prendesse il sopravvento, dopo che per alcuni anni non si trovò il gruppo di volenterosi, in occasione di una festa, insieme ad Adelmo Fabiani, Francesco Mariani ed altri ideò e fece stampare un manifesto in cui in modo sarcastico era riportato un programma di varie manifestazioni per l'imminente festa di S. Rocco, tra le quali:

          ore 15.00 - Corsa di biciclette presso il Velodromo dell'Orto della Pecora
                               (per corridori ultranovantenni);

          ore 19.00 - Tombola di £. 1.000.000 (da giocarsi a Viterbo il 3 settembre)

          ore 20.00 - Chi c'ià magna e chi nu' c'ià dorme ecc......

          ore 21.00 - Grandiosi fuochi artificiali
                               (con tuoni e fulmini, temporale permettendo, eventualmente verrà incendiato
                               un pajaro)

Come pure lo rammaricava il fatto che le varie deputazioni perdessero credito, in quanto fra le persone animate da buona volontà, spesso, si inseriva qualcuno che della festa era interessato alla sola gestione economica.

Accolse felicemente l'idea e si adoperò per la sua attuazione per il coinvolgimento delle classi, così come proposto da Mario Pieri.

Una
deputazione festeggiamenti formata da tutti i quarantenni.

L'esperienza iniziò con la festa di S. Rocco 1984 con la classe del 1945.

Sappiamo poi tutti con quale spirito e quale dedizione hanno lavorato le varie classi che si sono succedute.

Forse il suo desiderio sarebbe stato quello che, rispetto a quello prettamente folkloristico e ludico, fosse curato un pò di più l'aspetto religioso della festa.

Chi scrive, memore anche dell'esperienza fatta, ha suggerito questa alternanza all'attuale vescovo di Crotone, mons. Agostino, di cui lesse delle lagnanze circa certe  infiltrazioni che purtroppo avvenivano anche nella gestione delle feste patronali. Ha ricevuto in merito una calorosa lettera di ringraziamento.

Sempre con il pensiero di trovare tutti gli espedienti possibili per tenere accostati o riavvicinare alla Chiesa tanti suoi figli, visto che dopo il matrimonio più di qualcuno usava accostare in modo blando il proprio naso alle candele, oltre che con il coinvolgimento nel coro per cresime e comunioni come sopra detto, proprio nel suo ultimo anno di vita, agli inizi del mese di marzo, ebbe la bellissima idea di riunire in chiesa in una serata di Quaresima tutte le coppie che festeggiavano in quell'anno i 10 anni di matrimonio.

Quella sera già come prima volta vi fu una consistente risposta e chi ebbe l'onore di parteciparvi non potè che apprezzare l'iniziativa non solo dal punto di vista pastorale, ma anche da quello affettivo.

Penso che se avesse avuto il tempo di concretizzarla maggiormente negli anni a seguire avrebbe coinvolto anche parenti ed amici di tutti i festeggiati, ne avrebbe fatto sicuramente un'altra delle sue perle all'occhiello.

La frase che amava ripetere spesso nelle sue omelie "non ci porteremo via niente, nemmeno una lira" l'ha veramente attuata nel suo ministero facendo sempre dono agli altri di tutto quello che materialmente aveva e principalmente lasciando a noi suoi figli tutto quello che in spirito poteva dare, spremendo totalmente il suo intelletto, con il cuore più sincero, l'animo più nobile e la dedizione più completa.

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