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Le sue creature.....
San Lanno, la nostra fede, don Mario

"Amatissimo Patrono S. Lanno, nella ricorrenza del diciassettesimo centenario del tuo martirio, appoggiato, quasi nascosto, alla parte anteriore della seconda colonna della navata destra, ti ho spiato come un adolescente fa con gli innamorati ed ho visto sfilare una processione d'amore, silenziosa, fervida, intensa.

Ho visto, in così poco tempo, parte della lunga e poderosa catena che un bastimento d'anime, nel loro peregrinare terreno, ha legato alla tua àncora.

Tu nell'urna, al centro della chiesa sulla gradinata dell'altare, eri maestoso, sfolgorante, come sospeso fra il cielo che ti ha accolto nella schiera degli eletti e la terra che tu hai plasmato in un tangibile credo.

E' bastato restare lì un poco per imprimere e registrare quel dialogo incessante, profondo, che esiste tra te e uno stuolo di sonnacchiosi guerrieri di fede, che rispolverano le armi specialmente al suono delle tue trombe.

E' stato stupendo, edificante, contemplare la corrispondenza d'amorosi sensi che riesci a ravvivare con la tua gente.

Ecco la donna che un tuo figlio, tenero e distaccato nel manifestare la sua religiosità, ha portato dalle terre del sud, ma che ha voluto ed è riuscito ad innestare nel cordone che lo lega a Te.

I suoi occhi, scavati dalla fatica dei campi, si ravvivano alla tua vista e chiede, anche per lo sposo rimasto impacciato in disparte, un poco di quel vigore che Tu hai saputo profondere nella prova.

Due coniugi assorti fiduciosi sciolgono il loro canto di ringraziamento: lei per essere stata assistita da Te in un recente intervento, lui chiedendoti di continuare a tenere la tua mano sopra la loro unione;riuscirai sicuramente a mitigare quel timore continuo di fragilità umana che, in loro momentaneamente più intenso, pervade la nostra esistenza terrena.

Ed ecco di nuovo arriva G, in questi giorni sarà venuta a visitarti cento volte e forse, prima della chiusura, tornerà sicuramente un'altra volta, non ancora sazia della tua vista e convinta che qualche tuo particolare le sia certamente sfuggito: io credo che riuscirebbe a fare della tua immagine un identikit perfetto.

Una sorpresa da MdG, non me lo sarei aspettato, i suoi combattimenti tra alcuni problemi di salute e gli ultimi desideri della carne altrui, di fronte a Te, si sciolgono in un crogiolo di invocazioni ed umiltà.

Cosa ti avrà poi chiesto quella esemplare madre che non può più intraprendere il cammino di fede con il proprio marito, interrotto ora, dopo tanti anni di cristiana comunione, dalle follie intellettuali e razionali dei nostri tempi ?

Ecco due promessi sposi, M e L, le mani intrecciate ed i visi assorti, sulla tua urna sciolgono forse le ultime incertezze sul passo da intraprendere: quanto loro in due vorrebbero concretizzare cos'è mai di fronte a quello che affrontasti Tu in una bestiale umana solitudine ?

Ti hanno rapito con lo sguardo, hanno chiuso gli occhi, ti hanno impresso nella camera oscura della loro mente, li hanno poi riaperti per constatare l'identità perfetta con l'immagine raccolta.

Soltanto ora possono allontanarsi tre tuoi figli, non più giovani, purtroppo residenti fuori, due addirittura oltralpe; sono venuti per la tua festa.

Cosa è mai il ritorno nel pieno dell'estate rispetto a questo ritorno, vissuto nel segno dell'amore per Te e nel dialogo con la tua essenza, che i loro genitori hanno saputo infondere in modo così viscerale, da essere ad ogni costo presenti ?

Quando contempleranno l'azzurro mare d'Abruzzo, o la bellezza dei Campi Elisi, oppure la quiete delle valli svizzere, immersi nella maestà dell'Eterno, forse penseranno proprio a Te e nell'album della loro mente riapparirai così come eri quella sera, nella tua bellezza arcana e, con un tremulo sospiro, penseranno alla natia terra lontana.

Un bimbo, in braccio al padre che lentamente si appressa alla tua venerazione, continua la sua innocente richiesta di spiegazioni.

Il silenzio della chiesa avvolge le sue parole che smorza accostandosi ancor più all'orecchio del genitore, che da buon pastore impartisce i tuoi insegnamenti, la misura dell'amore che riversasti sul Padre Tuo.

Lui, ancora innocente, non comprende queste unità fisiche che affondano come la conchiglia di Agostino fanciullo nella vastità dell'oceano.

Alle incessanti domande si smarrisce anche il padre, tutti e due ammutoliscono e, con fiducia differente, si lasciano inebriare in un profondo sentimento di fede.

E che dire di T., con il fardello di una felicità matrimoniale conquistata in tarda età e che una morte crudele ha stroncato nel momento di massimo appagamento; solo tu riesci ad alleviare la sua solitudine, per quanto possano le sue sporadiche visite alle donne di tutti.

Vedendolo inchinato su di te ho pensato a questa sua abitudine e quando lo incontrerò mentre si reca a mendicare di nuovo un pò di amore pagato, è certo che penserò a questo suo incontro con te.

La vita è anche questa: una continua, altalenante, angosciosa conciliazione del peccato con le certezze che solo i forti come Te riescono a dare.

L'eterna lotta tra i richiami dei sensi e gli ideali sublimi che quelli come te riescono ad evocare.

Ecco la signora distinta, venuta dalla grande città, a braccetto con sua sorella.

Quando parla con i suoi compaesani lucida tutte le sue beltà, le sue aristocrazie e le sue pseudoculture, l'orgoglio di essere parte di una sfavillante metropoli.

Tutto di fronte a te si dilegua, affonda nella nullità e ritrova così le sue radici, il senso delle piccole cose, il soddisfacimento ed il bello dell'appartenenza ad una comunità che si riconosce in Te.

Quando meno te lo aspetti, quando meno credi nella solidità e consistenza di una giovane sposa, ecco che devi ravvederti: si avvicina al tuo simulacro, nel suo abbigliamento moderno, ricercatamente trasgressivo, tacchi alti, giubbotto di pelle, zainetto, due pendenti da regina di Saba, un cerone pesante, cadaverico; ma eccola davanti a Te raccolta; le contraddizioni si sciolgono, tutta la sua modernità si frantuma, ora non si riconosce più in quei simboli che forse vorrebbe scrollarsi di dosso, mentre cerca solo uno scoglio a cui aggrapparsi per fuggire da quel mare ondoso di futilità che la travolge.

Ecco, sono entrati dei giovani, alla fine saprò che vengono da Caprarola. Mai e poi mai, osservandoli in piazza, avresti immaginato che ti avrebbero onorato di una visita; il richiamo è stato forte, nel silenzio del tuo tempio hanno slacciato le loro titubanze, ti ammirano anche loro conquistati dal tuo fulgore e riesci a strappare un segno di croce.

Un segno indotto, calcolato, prolungato nell'esecuzione.

Mi chiedo se tra esso e quello fatto il giorno della loro Cresima ricevuta tanti anni fa, ce ne sia stato un altro: Tu lo hai stimolato, lo hai evocato, travolgendo tutte le reticenze accumulate forse in questi anni di smarrimento, come un fiume che trascina i tronchi di alberi morti che vorrebbero intralciarne il cammino.

Due coniugi molisani, mi dicono vissuti per alcuni anni in questo paese, sono tornati per l'occasione, dopo tanto tempo, a ritrovarti.

Si erano affezionati a Te, Ti ammiravano come i più fedeli vasanellesi, ed ora gli sguardi assorti, le loro mani sono rimaste incollate sul cristallo dell'urna per l'attimo in cui, chiudendo gli occhi lucidi, immaginavano di toccarti.

Ecco la vedova faticosamente rassegnata al non più recente dolore, dolore che riesci a corroborare in lei come bevanda sorseggiata per ingoiare un pasto difficile da masticare.

Poi arriva una donna che conosco essere tua devotissima, si avvicina, un leggero movimento delle labbra lascia supporre una sommessa preghiera, si ferma, ti rimira, rivolge gli occhi al cielo, incrocia lo sguardo con la croce sospesa sopra l'abside, poi si avviciva lentamente all'urna, ti fissa rapita, non ancora paga si sposta frontalmente e si inchina leggermente come se volesse incrociare il tuo sguardo, le tue pupille tra le palpebre socchiuse, cercando di vivacizzare al massimo il dialogo in corso, poi estasiata preme sul vetro un lungo bacio, ripetuto, ancestrale; in quel momento per lei sei tutto: figlio, padre, marito, l'immenso.

Volutamente vado ad incrociare un gruppo di ragazze che con passo incerto, silenziose, colpite da tanto tripudio, scendono anche nella cripta.

Sono studentesse universitarie viterbesi della Facoltà di beni Culturali.

Alle mie spiegazioni sulle tue origini, la tua vita, la tua morte prestano un orecchio attento e continuano la visita con una confidenza nuova: anche Tu sei stato accolto nella loro cerchia come uno dei più cari amici.

Davanti al tuo simulacro, alla lucentezza della tua fulgida veste, sommesse, gli sguardi attoniti, si scambiano le loro impressioni; sicuramente la parola sacrificio per loro avrà un significato più profondo, più sublime: all'uscita dalla Chiesa saranno di certo più ricche.

Chiedo a due coniugi forestieri se fossero ospiti di qualche persona locale, oppure di passaggio.

La risposta mi commuove, devo allontanarmi per nascondere il nodo che mi sta salendo in gola: sono sorianesi e mi confidano che ogni anno per la festa sono sempre qui e non dimenticano mai di farTi visita, si sentono molto legati a Te, quasi Ti avessero eletto a loro patrono.

Nell'udire ciò ho provato toccante piacere, ma non nascondo anche gelosia; quel loro inatteso amore per te l'ho avvertito troppo grande per non scoprirmi egoista, la Tua universalità in quel momento non era in sintonia con i miei sentimenti: scusami, chissà perchè credevo di averTi tutto per noi !

Quanto ho fotografato ed impresso nella mente, è avvenuto in pochi minuti, prima che, alla chiusura della festa, ti avessero riportato giù nel luogo dove generazioni di nostri antenati hanno trasfigurato nei solenni raccoglimenti le loro umane sembianze.

Hai potuto ammirare ancora una volta tutto un popolo nel suo cammino di fede !

Tu lo hai caricato su un bastimento stracolmo che nelle tempeste della vita sembra vacillare paurosamente.

Alcuni in cabina hanno scelto da tempo di affidarsi alla sicurezza del tuo timone, altri in coperta, quando sembra che si lascino andare esausti, sfiniti, si aggrappano alle funi sparse sulla poppa per resistere alla violenza delle onde, ma tutti oranti pellegrini protesi verso l'inesorabile sponda.

Aggrappato all'albero maestro ondeggio paurosamente anch'io secondo il piano della nave; la forza e l'insidia dei venti spero che nulla possano mai sulla mia tenuta e sulla certezza che non ci sarà naufragio.

E quando approderemo tutti all'Itaca celeste sarà la tua àncora a facilitare il nostro sbarco e di fronte all'Eterno, in prossimità del giudizio, cercheremo disperatamente il tuo volto e Tu, sarai lì, sempre vigilante, ancora vittorioso sull'inseparabile cavallo, ma trepidante per la nostra sorte, pronto a chiedere molta più clemenza di quanto la nostra condotta terrena abbia meritato."

A. S.

Viene, allora, spontaneo chiedersi da dove potesse derivare tanta fede; quale guida spirituale fosse stata capace di evocare in tante persone una tale moltitudine di affetti nei confronti del Patrono ed un fiducioso affidamento alla sua celeste protezione fino al punto di suscitarlo anche in coloro che approdano in questo paese; quale seminatore avesse trascinato e cementato tutto un popolo intorno alla Sua figura fino a riconoscersi in Lui quasi ancor prima di riconoscersi vasanellesi !

Chi è cristianamente cresciuto nel segno di una ben precisa pastorale può dare una ed una sola risposta: don Mario, ci ha reso folli d'amore per S. Lanno !

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- Festone di S. Lanno 1973 - Don Mario e Don Mauro -

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Le Sue Creature

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