EPILOGO
L'anno dopo, l'8 gennaio 1970, di giovedì, Giulio Francesconi muore nell'Ospedale di
Orte,
dove era stato portato in seguito all'infarto subito qualche giorno prima in casa di
Lorenzino
Mecucci, lo amico vasanellese che lo aveva sempre aiutato nei momenti diffìcili.
Lo scultore viene sepolto nel cimitero di Vasanello, varcando per sempre quella porta per
la quale aveva previsto artisticamente un transito eccezionale, quello del Cristo
riprodotto nel
suo progetto, ed effigiato risorto sulla sommità dello stesso portale, in attesa delle
anime dei
giusti.
E Francesconi, artisticamente, fu giusto: seppe adeguare, con estrema onestà, la forma al
contenuto, rispettando sempre quest'ultimo in maniera assoluta, ed in particolare per le
tematiche di alto valore umano e sociale.
Ad entrambi seppe dare adeguata espressione, secondo i propri convincimenti estetici e
formali, senza mai travalicare l'intima essenza delle cose e lasciando la personale
interpretazione in sottordine.
Da parte nostra dobbiamo saper leggere la sua vicenda umana come strettamente abbinata
al cammino estetico compiuto, e siamo tenuti a farlo con riservatezza, animati da estrema
comprensione e profondo rispetto.
Delle sue opere, invece, dobbiamo sentirci fedeli custodi, nel nome di quell'assoluto
artistico
che non appartiene a nessuno ma è di tutti.