PREMESSA
L'incarico di descrivere la vicenda umana e stilistica di un artista offre, ogni volta, il
pretesto per ripensare, in
chiave metodologica, alla forma da dare alla struttura narrativa.
Di Solito la prima idea è quella di distinguere la biografia dalle opere e fornire poi un
adeguato apparato critico che possa giustificare il percorso estetico dell'autore.
Nel caso di Giulio Francesconi, invece, l'impaginazione dello scritto deve, per forza di
cose, adattarsi alla sua
particolare vicenda umana, che vede legati in maniera inscindibile l'ordito esistenziale
con quello prettamente artistico; ed a ciò ben si attaglia il giudizio di Croce, quando afferma che la biografia
di un artista la si ritrova nella
sua opera.
Ho usato, pertanto, in misura prevalente, il tempo presente, per conferire immediatezza
all'azione e far sentire
più vicini a noi i fatti che hanno caratterizzato la vita di questo artista impulsivo,
immediato, sempre attuale nello
slancio della creatività formale.
Per lo stesso motivo ho cercato di non usare le note di fondo, per mantenere snella la
lettura e continua la narrazione.
Nel titolo, ed anche nel testo, ho definito Francesconi con le sole apposizioni di
"scultore e ceramista", dato
che le sue opere pittoriche, costituite da alcuni disegni e due pannelli, possono essere
considerate naturali appendici della sua attività plastica.
Ho riportato, inoltre, tra virgolette, interi
brani delle note autobiografiche a noi giunte manoscritte, per rendere il più
possibile oggettivo l'intreccio narrativo; dalle stesse emerge in maniera
evidente il condizionamento esercitato dalle opere sulla trama biografica.
L'incessante impegno artistico sembra quasi dirigere, con forza, l'incerto evolversi del
vissuto; la vita di Francesconi procede, infatti, nel solco fatale scavato dalle intuizioni stilistiche, così
condizionanti sotto l'aspetto organizzativo e pratico.
L'artista si troverà trascinato in luoghi e situazioni determinati dalla foga estetica,
in una sorta di ineluttabile
trance, foriera molto spesso di grovigli esistenziali complessi e difficili, ma ricca di
quelle sensazioni eteree che
solo l'arte sa dare.
Ai vasanellesi, infine,vorrei dire che ho trattato il periodo in cui Giulio visse nella
loro città con la stessa intensità con la quale ho letto gli anni precedenti della vita dell'artista; avrei potuto
esagerare i toni e gonfiare il
vissuto, ma ho voluto proporre i fatti nella loro aspra ed asciutta realtà per rendere
omaggio al carattere crudo
e scarno del "nostro" artista.
Ho usato l'aggettivo "nostro" perchè le lunghe ricerche e le parole scelte per
ricordare Francesconi mi fanno,
ormai, sentire insieme a quelli che ebbe come ultimi e più cari amici: i vasanellesi !
Giorgio Felini