VASANELLO
"Finito tutto lasciai Viareggio e mi rifugiai a Vasanello; qui, gettato il fardello
pesante delle amarezze che mi avevano sconvolto il cervello, mi feci una nuova vita di lavoro e di
pensiero.
Ho lavorato e lavoro con spirito nuovo e con la serenità d'animo che finalmente ho
ritrovato.
Questa, per sommi capi, è stata la mia vita passata; ora, come sempre, penso fiducioso
all'avvenire".
Non potevo ricordare diversamente i motivi che spinsero Francesconi a ritirarsi a
Vasanello;
le sue parole sono chiare e risolutive come pietre tombali. L'artista volle chiudere, come
in parentesi, la sua vita precedente ed immergersi nelle nuove esperienze artistiche che lo
sollecitavano.
La responsabilità del giudizio, in questi casi, non spetta certo a chi scrive, specie nel
caso in
cui sia impegnato nell'analisi del percorso stilistico di un autore.
Nella premessa, è vero, ho allacciato la vita alle opere, ma l'evolversi della vicenda
umana
di Francesconi ha confermato, laddove ce ne fosse stato ulteriore bisogno, che a decidere
la sua esistenza era solo ed esclusivamente il richiamo imperioso dell'arte, la famelica
voglia di fissare
in forme plastiche le visioni che emergevano dall'animo.
Il periodo vasanellese presenta alcune serie di opere che, più delle altre, riescono a
definire
il momento psicologico dell'autore: le nuove correnti artistiche offrivano soluzioni molto
efficaci
alla rappresentazione dei temi esistenziali, ed il materiale fittile, la terracotta,
permetteva la
violenta trattazione delle superfici, sulle quali riversare l'impeto dello slancio
artistico.
Ne sono prova un consistente numero di esili figurine , che l'autore stesso definisce Studi
o Impressioni (Fig. 31), dai diversi soggetti e tematiche: Giovane, Vecchio contadino,
Ragazza nel
vento, ...
Fig. 31 - Impressioni
- 1949 - (Terrecotte Foto)
Le forme, schematizzate, con corpo ed arti lunghi e sottili, sono molto vicine all'antica scultura apula e ricordano le statuine in bronzo a corpo lamellare o schiacciato, riferibili
alle civiltà
dell'Italia antica, esposte nel Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma.
Per cercare raffronti più vicini a noi, è d'obbligo collegare le esili strutture di Francesconi alle allungate figure di Alberto Giacometti, assottigliate dal lacerante disagio psicologico
che le
anima; se consideriamo che uno dei bronzi più emblematici dell'artista svizzero, Donna
di Venezia IV, oggi nella Collezione Bcrggrucn di Ginevra, è del 1947, appare evidente il
parallelismo
cronologico con le opere simili di Francesconi, datate 1949.
La stessa esasperazione delle figure intere si ritrova nei ritratti di quegli stessi anni
(Fig. 32-33): i colli, allungati sino all'inverosimile, sorreggono volti emaciati, scavati,
complessi; le
espressioni sono talvolta serene, ma la fissità degli sguardi e l'assenza di moti
psicologici lasciano trasparire il profondo disagio esistenziale che interessava l'artista.
Fig. 32 - Studio
per Ritratto
di Giovanetta
(Terracotta)
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Fig. 33 - Studio
per Ritratto di Giovanotto
(Terracotta)
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A livello tecnico, le superfici lisce si alternano con ampi spazi scavati, erosi,
martoriati dal
lavoro della stecca, mentre i lineamenti del volto sono tratteggiati da profondi tagli.
Alcune formelle dipinte, vicine alle tematiche appena evidenziate, riprendono il tema del disagio esistenziale con la raffigurazione di volti scossi dalla sofferenza psicologica o
deformati
dalla follia; su altre formelle, poi, il dramma si lega a temi religiosi, come nella Deposizione
(Fig.
34), o a problematiche sociali, come la fatica del lavoro.
Fig. 34 - Deposizione
(Formella in Terracotta Patinata)
In tutte compare lo sforzo di avanzare, reso materialmente dal senso di movimento che le
figure curve sollecitano con violenza; composizione questa che costituirà uno dei motivi
conduttori dell'opera di Francesconi, sia nelle esecuzioni scultoree che in quelle
pittoriche. Valga
come esempio il gruppo plastico di Adamo ed Èva (Fig. 35), anch'esso presente in
una raccolta
privata di Viterbo, che richiama, nella tragicità dell'evento, la scena della Cacciata
dei progenitori dal Paradiso Terrestre, di Masaccio, affrescata nella Cappella Brancacci della
Chiesa del Carmine, a Firenze.
Fig. 35 - Adamo
ed Eva
(Terracotta)
Sul volto di Èva, nell'opera di Francesconi, si leggono chiaramente la consapevolezza del
peccato commesso e la rassegnazione nell'accettare il giudizio divino; negli occhi di
Adamo, invece, e nella contrazione dei muscoli del volto, si intuiscono la volontà del riscatto e
la decisione di affrontare con coraggio le difficoltà della vita.
E' un'opera dai profondi risvolti autobiografici, nella quale l'artista profuse le
migliori energie tecniche e stilistiche; la composizione, infatti, è perfetta nella disposizione delle
membra dei protagonisti, parallela in quelle inferiori, quasi a voler significare la
comune volontà di avanzare,
ed asimmetrica, invece, in quelle superiori, come per testimoniare l'abbandono di Èva e
la contrastante forza di reazione di Adamo. E'una delle migliori opere di Francesconi e
meriterebbe di
essere collocata, con molte altre, nella sezione riservata allo scultore nel Museo di
Vasancllo.
Con il sopraggiungere degli anni '50, la vicenda umana di Francesconi assume tinte meno
fosche e, dalle opere, si intuisce una raggiunta pace intcriore: i ritratti si fanno più
sereni negli atteggiamenti e nella tecnica di esecuzione; ricompare il modellato soffice e
vellutato, mentre
residui di energia espressionistica si notano ancora nelle capigliature dei protagonisti,
scossi
dal lavoro della stecca ed instabili nella disposizione sofferta e casuale: come esempio,
ho voluto inserire nella trattazione il Ritratto del cav. Salvatore Mariani (Fig. 36), la
persona che aiutò Francesconi a trovare uno spazio adeguato nella realtà sociale della
cittadina laziale.
Fig. 36
Ritratto
del Cav. Antonio Mariani
(Terracotta)
Con lo stesso soggetto esistono due ritratti, uno conservato a casa Mariani ed uno nel Comune di Vasanello; ho preferito proporre quello della raccolta privata per la maggiore
potenza volumetrica e la migliore sintesi compositiva; il volto, infatti, si erge
imperioso sulla perfetta
forma cilindrica del collo, con un'espressione pacata ma conscia delle personali certezze;
l'opera, quindi, si presenta come un pregevole esempio della maturità artistica dello
scultore.
I ritratti eseguiti da Francesconi a Vasanello sono molti, ed elencarli tutti sarebbe
stato assolutamente impossibile; d'altra parte inserirne solo alcuni avrebbe significato
escluderne altri
e questo, a livello personale, mi creava non poche perplessità, dato che dietro ai
ritratti sono
intuibili affetti, conoscenze e ricordi che spesso esulano dalla semplice trattazione
estetica.
Ho preferito, allora, presentare quattro ritratti di bambini (Figg. 37-40), molto
comunicativi
ed immediati nella loro spontanea simpatia. Dai visi traspare la sincerità tipica
dell'infanzia, assolutamente immune da qualsiasi personalismo; sono volti emblematici, spesso immedesimati
nel ruolo di attori, ma pur sempre simboli di una spontaneità che trovava in Francesconi
il cantore principe.
Fig. 37 - Ritratto
di Bambino
(Terracotta)
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Fig.
38 - Ritratto
di Bambino
(Terracotta)
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Fig.
39 - Ritratto
di Bambino
(Terracotta)
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Fig.
40 - Ritratto
di Bambino
(Terracotta)
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Le opere di Francesconi a carattere celebrativo o ritrattistico, di solito, sono
oggettivamente rispondenti alla realtà; l'artista, infatti, altera la fisionomia solo nei soggetti in
cui sia prevalente la caratterizzazione psicologica, più che il ruolo svolto o l'aspetto prettamente
fisico o naturale.
Quando, poi, le idee da evidenziare rientrano nel campo degli affetti famigliar!, lo
scultore
riesce ad entrare appieno nel clima dei sentimenti e produce opere di pregevole fattura
tecnica
e di sapiente effetto compositivo.
Il tema della maternità, dei figli, della madre, quindi, riesce a coinvolgerlo in misura notevole ed a ciò possono essere affiancate molteplici considerazioni a carattere
autobiografico.
A riprova della serenità con cui tratta il tema, voglio evidenziare La Carità
(Fig. 41), rappresentata da una giovane donna con bambini in grembo. Il tema è cristiano, ma la concezione
iconografica e la narrazione esulano dalla classicità per libertà espressiva ed
immediatezza di gesti;
la giovane mamma appare ritratta nella freschezza delle forme e nella grazia del volto,
arricchite
da un atteggiamento di grande sapienza compositiva.
Fig. 41
La
Carità
(Terracotta)
L'aspetto plastico è caratterizzato dalla lunga veste, che scende pesante ed avvolge le forme femminee con spiccato senso del volume; la verticalità del panneggio, poi, è ribadita
dallo
appiglio che la stoffa fornisce al bambino impegnato nel conquistare l'abbraccio materno.
Altro
elemento di grande sensibilità compositiva è il piede sinistro poggiato con decisione
sul blocco
posto a terra: conferisce solidità all'intero apparato strutturale e di ciò appare ben
conscio l'allegro put-tino seduto sulla gamba materna, sorretto saldamente dalle mani della giovane
donna.
La curva del ginocchio sinistro è, infine, modulata e compensata dalla piega del gomito destro, così incisivo e solido nell'isolamento suggerito dal distacco dal corpo.
Il tratto è sicuro nella resa dei volumi, mentre appare volutamcnte provvisorio nella
definizione delle vaste superfìci dettate dal panneggio cadente; le asperità del tessuto,
infatti, generano il sofisticato gioco di ombre e luci che abbiamo già visto realizzato nel presepe
albanese.
La figura concepita è, però, in questo caso, italiana, laziale e ben si attaglia alla
nuova vena
artistica, determinata dalla relativa tranquillità raggiunta.
Lo stile, infine, è ancora prettamente classico, molto vicino alla statuaria romana,
sempre
pronta ad immergere la propria tradizione artistica nel campo infinito degli affetti
famigliari.
In ambito prettamente nazionale, riscontri possono essere trovati nell'opera scultorea di Lorenzo Bartolini per quanto riguarda il soggetto: La Carità educatrice di Palazzo
Pitti a Firenze, infatti, esce dal contesto neoclassico per entrare nel campo degli affetti quotidiani,
domestici.
Per quanto concerne invece la freschezza narrativa del tema un felice abbinamento può essere proposto con La madre, di Adriano Cecioni, oggi nella Galleria Nazionale di
Arte Moderna di
Roma.