RILETTURA
DEL CLASSICO
L'opera che più di ogni altra potrebbe
testimoniare questa continua voglia di cambiare, di iniziare nuovi segmenti di vita è la fresca figurina dell' Adolescente (Fig. 48),
oggi in una raccolta viterbese.
Fig. 48 - Adolescente
- (Terracotta)
La scultura, insieme ad altri lavori del nostro artista, fu esposta nel 1969 a Viterbo in
una mostra che si svolse nel quartiere San Pellegrino, all'aperto, tra il grigio imperante del
peperino ed i
negozi degli antiquari locali.
Il senso di gioventù e di grazia che scaturisce dalle leggere forme della scultura è
pretesto per avanzare soluzioni compositive nuove, ma pur sempre immerse nella tradizione
più remota, arcaica.
La resa della struttura anatomica della figura umana, nella sua essenzialità, richiama addirittura l'arte cicladica, anche se nel nostro caso l'eco del verismo riaffiora tra l'armonia
della stilizzazione; l'esaltazione dell'intema animazione in chiave essenzialmente psicologica, offre
sapori vicini
alla scultura greca del IV secolo a.C., mentre il latente passo di danza avvicina la
figurina alla più
libera tradizione pittorica etnisca o alle eleganti scene presenti sui crateri attici a
figure rosse del V
sec. a.C.
Il lavoro fu eseguito in terracotta, la tecnica usata più frequentemente da Francesconi,
con la
"terra" trovata nel territorio vasanellese, per secoli modellata dai figuli
locali.
A livello tecnico c'è da aggiungere l'abitudine che aveva lo scultore di ricorrere al
gesso per
opere di maggiori dimensioni, talvolta in preparazione dell' eventuale fusione in bronzo o
dell' esecuzione in marmo.
Il gesso, d'altra parte, era materiale più facile da reperire e non necessitava della
cottura,
operazione che, in determinate situazioni, si rendeva pressoché impossibile; a livello
estetico, infine, richiamava i calchi delle sculture greche e romane sparsi nelle numerose gipsoteche
d'Italia.
Il fascino che tali opere esercitavano sullo scultore è reso evidente dalle continue
citazioni
classiche riscontrabili nelle opere da lui realizzate e nei generi che trattò con
svariate tecniche: il ritratto, il monumento celebrativo, il nudo ed i gruppi dedicati al
tema della maternità.
La voglia di non liberarsi dal cordone del classico traspare, inoltre, da una nutrita
serie di opere del periodo vasanellese, nelle quali, però, tra le assonanze antiche sono privilegiate
proprio
quelle etrusche e falische, della nostra terra.
L'artista, probabilmente, aveva avuto modo di ammirare i resti di questa epopea storica
nei
musei laziali e toscani, ed era riuscito a fonderli con la personale voglia di vivere, di
agire, di muoversi.
Non potrebbero spiegarsi diversamente l'animazione e la forza espressiva suggerite dalla terracotta Cavalli (Fig. 49), una composizione che, trovata in una tomba etnisca,
lascerebbe seri dubbi su una diversa datazione; non si può sfuggire, infatti, al quasi automatico
accostamento con lo altorilievo fittile dei Due cavalli del Museo Nazionale
Tarquiniese o, per la posizione, con i cavalli rampanti presenti sul cratere falisco con Aurora
che rapisce Kephalos, rinvenuto nella Necropoli
delle Colonnette a Falerii Veteres ed oggi conservato nel Museo di Villa Giulia.
Fig. 49 - Cavalli
- (Terracotta)