I
PANNELLI DELLA CASA DEL POPOLO
Il successo della scuola e la ritrovata verve operativa, coincidono con l'esecuzione, nel
1954,
di due opere considerate tra le più importanti e significative di Francesconi: i pannelli
della Casa
del Popolo di Vasanello, inaugurata il 13 giugno dello stesso anno, con un comizio del
comunista
Pietro Ingrao e del socialista Lizzadri. I temi che Francesconi scelse per celebrare il
lavoro e "...
perché sia lenita l'aspra fatica dell'uomo" furono La raccolta delle olive
(Fig. 50) e L'aratura (Fig.
51).
Fig. 50 - La
Raccolta delle Olive - 1954 - Tecnica Mista
(Casa del Popolo di Vasanello)
Fig. 51 - L'Aratura
- 1954 - Tecnica Mista
(Casa del Popolo di Vasanello)
La prima raffigurazione porta lo stesso titolo di un'opera di Moses Levy, che abbiamo
visto inserito nello stesso ambiente versiliese, accettata alla VII biennale di Venezia del 1907,
caratterizzata anch'essa da figure schematiche, oblique, a macchie.
Le dimensioni delle opere realizzate, che occupano due pareti contrapposte, sono adeguate
allo spazio disponibile ed allo scopo celebrativo; vengono esaltate, in effetti, due
attività presenti
nella tradizione vasanellese che sommano alla narrazione consueta precisi inserimenti
simbolici: emblematiche sono le presenze di donne e bambini, impegnati insieme nelle
occupazioni raffigurate, e la partecipazione degli animali ai lavori agricoli, con una collocazione spaziale
tale da esaltarne il ruolo e la disponibilità.
In ambedue le raffigurazioni sono presenti gli elementi base dello stile di Francesconi:
potenza volumetrica delle figure, esaltazione del movimento lento e solenne suggerito
dallo sforzo operativo, ritmica disposizione degli elementi verticali e spiccato senso compositivo. Il
chiaroscuro si addensa sui bordi delle figure, conferendo all'opera l'aspetto del bassorilievo; d'altra
parte, l'occhio
dello scultore prevale sulle peculiarità pittoriche del lavoro, che si presenta come un
variegato brulicare di forme e di spessori.
Di questi pannelli si
interessò, con un articolo sulla "Rivista Abruzzese" del gennaio-marzo
1955, il professor Francesco Verlengia che, come abbiamo precedentemente detto, fu amico
fedele di Francesconi nella sua permanenza a Chieti. Il legame con la terra d'Abruzzo si
rivelerà, anche
in seguito, molto forte, e le parole che il Professor Verlengia usa per celebrare l'opera
vasanellese
meritano di essere riportate quasi per intero: "L'arte ivi espressa, nelle sue grandi
linee, segue
quella di Lorenzo Viani... che gli fu maestro nella natia Viareggio e che lo ha sempre
ispirato nella
sua molteplice attività di scultore, ceramista e pittore. Il Viani era drammatico nella
sua potenza espressiva,... nella linea incisiva e scattante, tutta rivolta verso la nuda e
scarna semplicità...
Giulio Francesconi ne tempera l'asprezza con una visione della vita più festante e
gioiosa, che sembra attingere aria e forma e colori dalle solatie pendici della sua Vcrsilia, e produce
due scene composte, euritmiche, serene, elevandosi verso un modo di intendere e vedere che... è
cristiano, almeno in quanto è pacifico, intellettivo, avverso alla violenza e aspirante a un primato,
che non è della forza".
In occasione dell'inaugurazione della Casa del Popolo, Francesconi scrisse un breve
racconto
intitolato emblematicamente "La casa dei diavoli rossi"; è un elogio al
coraggio ed alla determinazione di chi volle con tenacia la realizzazione della struttura sociale.
Le rivendicazioni ed i giudizi politici, che pur sono presenti nello scritto, restano a
livello affettivo e sostengono il protagonista, Giacomino, con una decisione tale da far trasparire
chiari riferimenti autobiografici.
La vita politica di Francesconi, si svolse anch'essa secondo i canoni consueti della sua
esistenza: un insieme di azioni generose e coerenti, improntate ad una positiva intransigenza di
base e ad
un' efficace disponibilità verso il sociale.