La Sapienza
Popolare - Poesie
Proverbi - Detti - Modi di Dire
Man mano che i vecchi lentamente
scompaiono in silenzio, con loro se ne va un mondo di tradizioni, tutta l'antica
sagezza tramandata di padre in figlio che attraverso sentenze, detti proverbi,
favole, soprannomi, stornelli, esclamazioni, filastrocche, giochi, rime di poeti
a braccio ecc., ricorda una vita ed un mondo ormai lontano. Lo scopo di questo
piccolo lavoro è raccogliere e conservare per le nuove generazioni tutto ciò che
riguarda il passato senza avere la pretesa di offrire un'analisi scientifica.
Proverbi
I proverbi nascono dagli
avvenimenti della vita quotidiana fatta di lavoro, gioia e sofferenza. La terra
ed il lavoro sono forse la principale fonte d'ispirazione dei proverbi: Il
contadino è noto per la sua intelligenza: "l' contadino c'ha le scarpe grosse 'e
i' cervello fino ".
E sentenzia: " Male la
vanga ! Peggio i' zappone ".
La vita del contadino
inoltre non è mai tranquilla:
" Quanno la grandine,
quanno la brina, ma quanno ce se 'ndovina ? "
" Adopra i
zappone lo giorno e poi vedrai come dormi la notte !!! "
Nella vita ognuno fa le
proprie scelte:
" Chi tanto a lavorà, chi tanto
a spasso, chi tanto vino, chi l'acqua di fosso ".
" Che voi Cristo a metà e
S. Pietro a legà ? "
Vuoi proprio tutto favorevole ?
" E' mejo una
cosa fatta che cento da fa ".
" Si trona da
che parte lampa ".
Quando c'è in giro una chiacchera, se non
è così non si è lontani dalla verità.
" Come se
sona se balla ".
" Pò fa
sangue una rapa ? "
Puoi pretendere da un incapace un atto di
gentilezza e considerazione ?
" I' peggio
è scorticà la coa ".
Le difficoltà sono sempre alla fine dell'impresa.
" I morto sta
sa la bara ".
Quando un fatto è evidente, non ha bisogno di
prove.
" Chiami i' diavolo e
spuntono le corna "
" Ommino de' vino nun vale un quatrino ".
" Do nun c'è
guadagno la remissione è certa ".
" Conta quanto i' due de
briscola ".
Vale poco o niente.
" Fa dè bene
e scordete, si fai dè male pensece ".
" Ciaio
rimesso unguento e pezze ".
Cioè tutto.
" Tempo de
carestia pane de veccia ".
" Casa aringuatta ma non ruba ".
" Paga i' giusto pe' i peccatore ".
" 'Na madre
è bona pe' cento fiji... ma cento fiji nun so boni pe' na' madre ".
La figlia rivolta alla
madre:
" O mà, Lanno me tocca; fallo un pò smetta
!
e poi rivolta a Lanno:
" Toccheme. Là "
" Moje e buoi
de' paese tuoi "
" Ill'èto va dò tè fa còcia
".
La lingua batte dove il dente duole.
" Sò cavoli mèj, so càvoli
tòi, so càvoli sòi ".
Ognuno è autore della sua sorte.
" Pio...!
Pio...! Frega ì morto e pure i vìo ".
" I' bue disse cornuto all'asino ".
" la panza
piena nun pensa a quella vodda ".
" Rie bè chi rie urdimo ".
" Più simo mejo è ".
" Sa fare pure ill'occhji di pucini ".
Detti
Molte espressioni sono originate
dal lento succedersi del tempo che insegna molte cose, piccole verità che
l'esperienza ha poi classificato e tramandato.
Il calendario una volta aveva grande iportanza nelle case dei contadini, veniva
consultato per trarre previsioni per il periodo della semina e per la raccolta
dei prodotti.
Il contadino guardando il cielo troppo sereno in Febbraio sospirava:
" Si Febbraio
nun febbreggia, c'è Marzo che marzeggia ".
oppure:
" Febbraricchio corto e tristo
". " Aprile ogni goccia un barile ".
Poi vi sono alcuni detti
legati alla metereologia:
" Quanno
annuvola sa' la brina, aspetta i' l'acqua quell'addra mattina ".
" Cielo a
pecorelle acqua a catinelle "
" Rosso de' sera bon tempo se' spera ".
" Senti nonno
come rosica i' tozzi ".
Quando il cielo brontola.
Altri detti sono legati a
Feste e Santi:
" Scherza co
i' fanti ma lascia stare i Santi ".
Numerose erano anche le storielle,
vere o false, nate intorno alle canoniche. Si lamentava il parroco con la
perpetua:
" Beati i'
contadini che magnono quelle saporite zuppe de fagioli, de rape,
con tutte quelle erbe profumate...!
Mentre io tutti i giorni la solita gallina cotta co i' l'acqua ".
Molti i detti sul Natale:
" E' Natale
famme la mancia si te' pare ".
" Natale coi tuoi e Pasqua co' chi voi ".
" Fino a
Natale nè freddo nè fame; da Natale in là freddo e fame a quantità ".
" Babbo
Natale co' la barba bianca, si ancò nun ha 'mbiancato presto 'mbianca ".
" Natale co i
'sole, Pasqua co i 'carbone ".
Molti detti anche sui Santi:
" Si pioe pe'
Santa Bibbiana dura quaranta giorni e na' settimana ".
"S. Antonio
co' la barba bianca si nun pioe la neve nun manca ".
Vi sono anche detti legati
alla Chiesa:
" Se so'
vennuti pure i 'ciborio (Oppure la Croce) ".
" Buona notte Gesù... che l'oio è caro ".
" Morto un Papa se nè fa un altro ".
" Che sito a spojà i
'prete ? "
Riferito a chi è andato a messa in ritardo.
" Fortunato
come un cane in Chiesa ! "
Che tutti cacciano a pedate.
E poi tantissimi riferiti
agli animali:
" A fa be' da
i 'somari se ricevono caggi ".
" Si eri una
pecara mo' magnai ".
Riferito ai possessori di nasi un pò troppo
pronunciati.
" La gatta
presciolosa ha fatto i fiji ciechi ".
" I 'padrone ce l'hanno i' cani ".
" Pare che
l'ha leccato la vacca ".
Riferito al giovane tutto lustro ed
"Acchittato".
" Sompa come
un grillo ". " Da i l'ucello ghiotto ji
crepa i gozzo ".
" C'ha i
cervello come na' crastica ".
" Tanti jalli a cantà nun se fà mai giorno ".
Un avvertimento:
" Disse la merla al tordo: Sentirai lo scoppio si nun si sordo
".
Modi di Dire
Se numerosi sono i proverbi ed i
detti, vasta è anche la gamma dei modi di dire, espressioni dialettali e
saporite, ricche di immagini e di paragoni presi per lo più dalla quotidiana
esperienza del lavoro.
Alcuni detti si riferiscono a usi e costumi del presente e del passato e mettono
in risalto fatti e personaggi, avvertimenti, minacce e maledizioni.
In poche parole i detti sono delle espressioni significative e sopratutto
colorite. Le maledizioni, che sembrano tremende, nascondono un qualcosa di
umoristico e di rassicurante.
Due grandi amici, si possono
salutare anche così:
" Che te pijasse un
corbo ! ma do si' stato ? "
" Te pijasse un corbo da i 'fiato ".
Il classico:
" Un corbo che te pija ! "
oppure:
" Un corbo che
te spacca ".
L'espressione:
" Moriammazzato ! "
può avere varie
interpretazioni:
" Sto
moriammazzato ! "
come a dire: disgraziato;
oppure come espressione per esprimere pazienza.
" Pija su e
porta a casa ! "
Botte e:
"
Zitto e mosca ! "
" Te faccio nero come
la pece ". " Te pozzi brucià ".
" Con'occhiata te gelo ". " Te concio pe' le feste ".
" La prese
come un somaro che va a legna ".
" Me fai magnà i 'core
".
Oppure:
" Me
fai magnà i grasso di 'core ".
O ancora:
" Me fai magnà i fegoto ".
"
Serve come i l'oio pe' i 'lume ".
" Si ridotto un San
Lazzaro ".
" Come và ? Come le scarpe ogni giorno peggio "
" Costi come una fija
femmina ". " Pari un cane bastonato ".
" Schietto come un
fongo ". " Bella come i 'fonno della padella
".
" Bianco e roscio come
un mello ". " Gira come un sordo farzo ".
" Fatto un
pò a rami "
Un pò pazzoide. " Fresco come una rosa ".
" Carico come
un somaro ". " Mollo come un pucino ".
" Pare fatto
co ì' roncio ". " Scinigato come un fiasco ".
" Mezzo sordo
de' cacio ". " Sempre denanzi come Don Farguggio
"
" C'ha una
bocca come un forno ". " 'Mbriaco come na' cocozza ".
" Sordo come
na' campana ".
" Lungo come la camicia de 'Meo "
" Manco si
benchè ! "
E' tutto inutile. " E' tutto un fregantò "
" Mancono
sempre 19 sordi pe' fa na' lira ".
" Frusta via ! "
Al
gatto.
" Sciò !
"
Alla gallina.
" Pussa via ".
Al
cane.
" Se potesse
salvà almeno la capezza ".
Quando un affare non va bene.
" O riffe o
raffe ".
Altre
Espressioni
" Se campa
na' vorda sola ". " Grosso e cojone ".
" A Napoli in
Carrozza o sa la macchia a fà i 'carbò ".
" E' grasso che cola ! "
" Ragno ragno
tanto busco e tanto magno ".
" Tocca metta i l'opra a piagna ".
" Pori sordi
mei ! ". " Batti i fero quanno è callo ! "
" E' Come la
gallina pullese, c'ha cent'anni e comparisce un mese ".
" Pidocchio
rifatto ".
Riferito a chi si è
arricchito in fretta ma rimasto di modi e sentimenti ancora rozzi,
che si meraviglia di tutto.
Filastrocche
Molto graziose sono le
filastrocche, le nenie e le ninna nanna che si cantavano ai bambini per
addormentarli o non farli piangere. Simpatica e gioiosa, ed ancora largamente
utilizzata, la seguente filastrocca che si canta ai bambini seduti a cavalcioni
sulle ginocchia e tenuti per mano, mentre si imita con le gambe il trotterellare
del cavallo:
Prucci prucci
cavalluzzi
per la strada di Settignano
trovai 'na fontanella
mi ci lavai le mano
pesca ripesca
trovai du' pesciolini
li vestii e li calzai
li mandai a scuola
il maestro non c'era
c'erano du' zitelle
che facevano le frittelle
ma l'ha dettero una
ma l'ha dettero un'altra
le misi sotto la panca
sotto la panca c'era i 'lupo
i' lupo era vecchio
non sapeva fare i' letto
i 'letto era rifatto
l'aveva rifatto i gatto
i gatto sopra i tetto
a sonà i ciufoletto
la comare ja la stalla
a cacà la merda gialla
i compare sa la porta
a magnà la ricotta.
Altra filastrocca molto
allegra, anche se all'apparenza può sembrare priva di logica, è:
Cinvirincella ci
aveva un zinale
tutti i giorni l'annava a lavare
ji facea la bucatella
viva i 'zinale de Cinvirincella.
Cinvirincella ci
aveva 'na mula
tutti i giorni la dava a vettura
ji mettea la brija e la sella
viva la mula de Cinvirincella
Delicata e birichina
"Sega Segola" che si canta con il bimbo sulle ginocchia ed il movimento è
avanti e indietro:
Sega segola
(nome) va a scola
va a scola co i 'canestrello
pieno pieno de' pizzuttello
la maestra ji fa la festa
e lo butta ja la finestra.
Ninna Nanna
Tra le braccia della mamma o
della nonna il bimbo si addormentava beato:
Fate la ninna chè
passato i 'lupo
tutti li fijarelli s'è magnato
solo che i 'pupo mio nun la veduto
fate la ninna ch'è passato i 'lupo.
Fate la ninna fate
la nanna
fate la ninna cocco de mamma
fate la ninna mio bel bebè
fate la ninna che papà non c'è.
Fate la ninna
ch'è passato Peppe
lo mejo giocatore delle carte
lo mejo giocatore delle carte
fate la ninna ch'è passato Peppe.
Fate la ninna fate
la nanna
fate la ninna bello de' mamma
fate la ninna mio bel bebè
fate la ninna che papà nun c'è.
Giochi
Infantili
Interessanti anche i giochi
infantili la cui funzione non è quella del gioco ma il far apprendere al bambino
vocaboli e favorire la conoscenza del proprio corpo:
Questa è na bella
piazza
ce passa na' pupazza
ce passa la pecorella
che fa beeeeee.
oppure:
Questo è l'occhio
bello
questo è suo fratello
questa è la boccarella
questo è il nasino
cha fa dlindlindlin.
Girotondo
Molte sono le variazioni di
alcuni famosi girotondo:
Giro gironte
la palla nel ponte
chi salta, chi balla,
chi gioca a palla
chi sta sull'attenti
chi fa i complimenti
chi dice 'bongiorno,
girandomi attorno
gira rigira,
la testa mi gira
la palla un pò più
pijo e cado giù.
Le Conte
Amblembè ciccì
coccò
tre scimmiette sul comò
che facevano all'amore
co' la serva di' dottore
i ìdottore s'arrabbiò
amblembè ciccì coccò.
Giochi Vari
Ai danni dei più piccini, i
"munelli" più adulti attuavano uno scherzo non molto delicato:
" Te faccio
vedè Roma ! La voi vedè ? "
Se l'ingenuo bimbo
rispondeva di si, l'altro lo afferrava per il mento e la nuca e lo sollevava da terra.
Naturalmente, più alta era l'elevazione più acute le grida di protesta.
Nel momento di affrontare una situazione rischiosa, o prima di stringere un patto, si
pronunciava da bambini la seguente formula:
" Pecara
nera, pecara bianca chi more more, chi campa campa "
Le spie in ogni tempo e
luogo si sono sempre rivelate antipatiche:
" Chi fa la
spia
non è fijo de Maria
non è fijo de Gesù
quanno more va laggiù
va laggiù da quel vecchietto
che se chiama diavoletto ".
Uno spettacolo suggestivo si
ripete ogni qualvolta un raggio di sole penetra tra le nuvole mentre ancora
scende dal cielo una leggera pioggerellina. In questa magica atmosfera è nata una
delicata canzoncina:
" Piove e
viene i 'sole
la Madonna coje un fiore
e lo coje pe' Gesù
domani nun piove più ".
Delle gesta dei poeti a
braccio "Canto alla poeta", una volta anima e attrattiva di tutte le comitive,
restano echi lontani di epiche sfide:
- E tu che si
poeta de valuta
dimme quanta formiche ce so dentro na' buca ?
- La buca è fonna
e nun c'ha mai fine
nunse ponno contà... so piccoline !
- E tu che si
poeta de valore
dimme chi cure de più la luna o i 'sole ?
- Ma tu che si
poeta tanto bravo
l'arebbi da sapè: la luna e i 'sole vanno sempre paro !
Stornelli
I temi che danno vita agli
stornelli spaziano in tutti i campi della vita di ogni giorno, ma i motivi che vengono messi più in risalto sono quelli dell'amore, dell'ironia e del doppio senso.
Spesso nel lavoro dei campi, fra donne ed uomini, avveniva un continuo scambio di
stornelli stuzzicanti.
L'amore negli stornelli è visto sotto vari aspetti: desiderio, tenerezza, ammirazione,
passione, delusione,
rabbia, disprezzo.
Riportiamo di seguito alcuni stornelli tra i più famosi:
La Bariletta
La bariletta
ce la simo sciuccata quasi tutta
ce la simo sciuccata quasi tutta
ce ne' rimasta solo 'na sborgnetta.
(oppure: ce la simo pijata 'na sborgnetta).
La Nocchiarola
Fiore de nocchie
quanto so' strapazzate 'ste ragazze
o 'ste ragazze
la mattina a bbon'or, la sera a nnotte
Fiore nocchiello
i cacciatore va presso la quaglia
presso la quaglia
io vengo appresso a te perchè sei bella.
Ci avete l'occhi
neri e me guardate
nun me sapete di' cosa volete
volete lo mio core e nun l'amate
amatelo di più che lo avrete.
Fior de ginestra
tua madre te marita apposta
pe' nun vedè più sto scandalo sa la finestra.
Fior di frumento
la dote se ne va con un momento
lo 'mpiastro te lo vedi sempre accanto.
Fior dell'ormo
pe' na morettina vajo penanno
nun ariposo nè notte nè giorno.
Fiore de roi
perchè so' poverella nun me voi
ma si ero ricca me pijavo voi.
Fiore d'ill'ua
l'ua non po' fa la fine bona
manco la faccia toa po' fa fegura.
Fiore dell'oro
ce vo' la falce pe' meta i' grano,
la donna bella pe' contentà l'omo.
Fior d'insalata
l'ha pubblicato i 'curato in chiesa
la donna quanno è brutta è disgraziata.
Fior d'ogni frutto
è antipatico e ovunque male accetto
chi i 'naso vuol ficcare dappertutto.
Fior de mortella
la incontro, la saluto e nun me parla,
lascaitela passar la pazzarella.
Fior de' fagioli
mi potevi amar quanno mi avevi:
chiudi la stalla mo' che so scappati i' boi !
Fior della ruta
te la vojo dare na' braccicata
sotto le lenzuola a carne nuda.
Fior de granati
la barca se 'ncapiccia fra i 'nodi
la donna bella fra gli innamorati.
Fior de finocchio
chi tanto a lavorà, chi tanto a spasso
chi tanto vino chi l'acqua di fosso.
Fior della ruta
i 'ponte di' molino nun se passa
i 'pane di' catino nun se muffa.
Fior di mentuccia
il ponte d'i Mulino nun se passa
i ppane d'i catino nun se muffa.
La viperetta è
piena de' veleno
che giorno, sentirai che brutto scoppio,
si nun tieni la linguetta a freno !
I' mio amore se
chiama Peppe,
lo possino ammazzà su pa' le macchie,
che possi fà la fine de' la serpe.
Affacete alla
finestra tutta quanta,
fija dun callararo tutta tenta
a fa' l'amor co tè semo in quaranta.
All'acqua,
all'acqua alla fontana scura
chi nun sa far l'amore presto l'impara
ma poi s'accorge ch'è na' fregatura.
All'acqua,
all'acqua alla fontana nova
chi nun sa far l'amor lì lo impara
chi ci ha l'amante vecchio l'arinnova.
Vatt'a morì
'mmazzato e 'te tu madre
'pe quanti giovinotti hai messo in croce
ma a mettemece a mè nun si capace.
Te credi de essa
ricco e de essa bello
e de esse fijo de 'nsignore
te manca cavallino brija e sella
e l'ombrellino pe' paratte i 'sole
e na' ragazzetta pe' facce l'amore.
Quanto si brutto
te' pijasse 'ncorbo
hai spaventato i 'diavolo all'inferno
pensa tu la gente di monno.
Nun vedo quel dì
e quell'ora santa
che i 'prete me dirà si so contenta
io je risponnerò fior de la ruta
si nun ero contenta nun c'ero venuta.
Poesie
Mo' che semo
arrivati a li confini
lo salutamo Bassanello caro
famo un giretto pe' tutti li giardini.
Vasanello
E' un quadro
pitturato
senza addoprà er pennello.
Ner quadro immaginato
da mamma fantasia,
se specchia Vasanello.
Du' prati de
smerardo.
De fronte, tra li boschi der Cimino,
'na manciata de case.
Le vorrebbe annisconne
'na virgola de nebbia,
m'appena arriva er sole che l'abbraccia,
la scalla e se la bacia,
'sto sordo de bambacia se confonne,
se spezza, se sfilaccia.
Semo ar cinque de
Maggio,
proprio ar cinque der mese;
l'allegro spatoccà de du' campane,
avverte tutta la popolazzione
de preparasse pe' la processione,
che deve attraversà tutto er paese.
Le rondinelle co' un gran frullo d'ale
se staccheno da un pino, da un cipresso,
da la gronna d'un tetto,
e sempre svorticanno,
(croce nere del cielo),
je se mettono appresso.
Quarche vecchietto,
e un pò de donne anziane,
aspetteno parlanno sur piazzale,
che co le rondinelle
arrivi er ber momento
de la benedizione, che vordì,
che la festa è finita.
Quanno ce parli, 'sti vasanellesi
cianno la lingua sciorta,
so' amiconi e cortesi;
però s'è dato er caso, quarche vorta,
specie quanno je gira,
d'avè modi un po' bruschi.
Dipennerà dar fatto,
da quello che se dice,
che 'sto poplo fiero
affonna la radice
gnente popodemeno da l'Etruschi.
Dev'esse proprio vero !
Nun cianno ereditato
solo quel modo brusco,
ma dar popolo etrusco
je stato trammannato
l'arte de fa er cocciaro.
Passa tutto a 'sto
monno
e adesso li cocciari,
se so fatti un pò rari,
hanno cambiato stile,
ar posto de le pile
te sforneno li vasi pitturati
in punta de pennello,
ceramiche de prezzo,
leggere come penne de fringuello.
Però quell'arte antica, quarchid'un
nun se la scorda mica.
Sarà la nostragia
pe' quella terra rossa,
o perchè s'è beccato, sarvognuno,
co' tutto quer po po c'ha modellato
li dolori pe' l'ossa ?
Ancora ce sta un
cinnico de sole;
er tempo de scambià quattro parole,
e fa 'na passeggiata su la mossa.
Quann'è arrivata l'ora,
er sole tramontanno,
prima di tutti avverte er pipistrello
che dorme ner castello,
ch'è ora de svejasse e escì de fora.
Se trattiene un tantino
drento quarche cortile
pe' daje n'antra mano d'arancione,
poi se decide, deve d'annà via.
Ma ciaripenza, dice
che po pijasse ancora 'na ciriola,
quarche seconno appena
pe' salutà de core
er campanile de San Salvatore.
Er sole se ne vola:
Le mura der castello
se sò fatte più nere;
quann'ecco che su in celo
ariva nonna luna,
ch'assieme co' le stelle
je stenne sopra un velo
che l'ammanta d'argento,
S'è arzato un pò de vento.
Vasanello s'addorme.
Er tempo passa lento, lento, lento.
Finchè poi verzo oriente, l'orizzonte
s'aritigne de rosa.
Ner quadro
pitturato
senza adoprà er pennello,
er poeta ha cercato de specchià Vasanello.
- Attilio Cerutti -
Vasanello e
la Ceramica
Ma che belle
ceramiche ! 'Na giostra
de vasi e de piattini arabescati,
oltre a certi scallini traforati
co' 'narte e fantasia chè tutta vostra !
'Sta ceramica piace, e lo dimostra
er numero d'affari stipulati,
e poi pe' l'amatori già arivati,
pe' visità le sale de 'sta mostra.
Che ce mischiate
mai drento sta creta,
perchè un vaso panzuto, grosso e tonno,
arisurta leggero come seta.
Ceramica più
bella d'un gioiello,
ceramica spedita in tutto er monno
ceramica che fate a Vasanello.
- Attilio Cerutti -
Paese Vecchio
Paese vecchio, mio
adorato,
usi e costumi mi hai tramandato
e questa storia mi hai sussurrato:
Fijo mio... 100
anni fa, con una scelta poco accorta,
mi abbatterono le mura dell "Porta";
ebbi pure un ospedale
che in pochi anni finì male,
fu donato da un benefattore
poi niente più, manco pè un raffreddore.
Curiosa fu pure la
storiella
del vandalo che abbattè la "Porticella";
e manco a fallo apposta
me privarono dell'Ufficio della Posta.
Le vie erano belle
con numeri di coccio e tabelle,
con la nuova toponomastica
tutto fu sostituito con la plastica.
Via anche le
scuole del vecchio rione
ma fu una saggia decisione ?
Perchè la cosa già se sa...
se dovranno presto scaricà.
Quattordici
lampioni artigianali
illuminavano vie e rioni locali,
oggi so' più numerosi delle farfalle
illuminano è vero ! Però sò... palle !
Celestini me
lasciò un palazzo
e speriamo che qualche pupazzo
nun lo faccia pe' principio
a cambià sede pure al Municipio.
Co' i 'tempo e i
'progresso che avanza
vedo sempre più l'abbandono della cittadinanza
e guardannome attorno ed allo specchio
nun vedo più funzionà nemmeno ill'orologio vecchio.
Du' gioielli mei
de gran valore
stanno provocanno gran rumore:
so' S. Salvatore con il suo Campanile
che presto però avran bisogno del Genio Civile.
Ultimamente con un
pò de furberia
han deturpato S. Maria,
ritenendo dei dipinti non di sfarzo
janno dato na' mano de quarzo.
Pe' finì, grazie
alla noncuranza della popolazione,
ci fu un'Amministrazione
che giudicò poco bello
l'antico nome BASSANELLO
e senza una plausibile ragione
i vasi vennero presi a modello
per plasmare il nuovo nome: VASANELLO
Pe' fortuna che
intatta e forse la più bella
m'è rimasta "Piazza Padella",
che co' ill'Arco Gentili, l'Ortaccio
ed Arghetto
formeranno sempre i' vecchio paesetto.
- D. Fuccellara -
Poesia del
Centro Storico
Paese storico mio
adorato: dopo sessant'anni ti ho lasciato,
e sono passati altri ventiquattro anni e sono ancora costernato.
Ti ricordi che belli e brutti tempi abbiamo passato insieme.
Certo te quelli
più brutti l'hai passati prima de me quando è stato per la prima volta:
centocinquant'anni fa t'hanno buttato giù quelle aniche mura con quella bella
porta.
E pure è vero. E sembra una storiella.
Sessantaquattro
anni fa t'hanno buttato giù pure l'antica porticella,
e manco a fallo apposta t'hanno portato via anche l'ufficio della posta.
E speriamo che
non lo faccino per principio a portatte via pure il municipio.
E tu che stai zitto mogio mogio te si accorto che nun te fanno funzionà manco
l'orologio.
Te ricordi quando
si giocava insieme a topa, alalè e a chicchiribozza,
a chicciribelli, a nispe e naspi, a triche triche forbicetta, a buchetta, a
fossoletta, apianella.
Quando se giocava
a castello con l'ossa delle persica e se diceva:
alla suria, alla uffa, alla cicchirignoccala, a dalla jò.
Mo però non
andiamo più tanto d'accordo perchè io sto nei guai,
perchè io moro e tu non morirai mai.
Però non te la
pigliassi tanto perchè ti voglio sempre bene,
perchè si quello de 'sti paesi intorno si lo più bello !
- Linceo Orlandi -
Quanno Jeo a
Scola Io
Quanno jeo a
scola io da munello
ja ill'ospedale, a Vasanello,
portao du' quaderni, un par de libri, 'na cartella
e pe' colazione du' fette de pane e mortadella.
Moriammazzato se tutto quanto
valea 1.000 lire a di' tanto.
I quaderni erano
uno a righe e uno a quadretti,
e ce se dovea scrive co' calligrafia senza difetti.
Sul libro che ancora oggi conservo
c'erano tutte le materie, quelle de vero nervo.
Era un libro che a tutti ce dava
pe' tre-quattr'anni 'na cultura che bastava.
Adesso invece 'sti
studenti
vanno a scola co' metodi intelligenti,
i libri vengono comprati a balle
e portati sottobraccio, a borsa, sulle spalle.
E qui viene
spontaneo domannasse
perchè è umano confrontasse:
o questi de oggi so' geni rari
o noi eravamo gran somari.
- Luglio 1991 (F.
D.) -
Bassanello
'Na storia ve
vojo raccontà
e mai la dovete dimentica:
è quella de 'n vecchio paesello
il caro e antico Bassanello.
Tutti gli archivi
me so' girato,
guarda, nessun luogo me so' scordato,
le notizie però so' scarsissime,
quelle antiche, poi rarissime.
Quanti libri
antichi ho sfogliato
e quante cose me so' immaginato;
gli Etruschi, gli Dei, i conflitti,
i romani ed i vari editti,
il Medioevo,
periodo scuro
dove nessuno era al sicuro,
quanno la Chiesa era 'na potenza
e 'l popolo faceva penitenza.
L'origini vengono
da lontano
da 'n popolo fiero e sano
che ci tramandò l'arte della creta
pe' fa' vasi leggeri come seta.
Fu deciso il
luogo do' 'nsediasse
co' solide mura e case basse,
circondato da boschi e da verde
là dove ogni tristezza se perde.
Su un masso da
dirupi circondato
che il tempo intatto ha lasciato,
l'antico Palazzolo etrusco sorge
e i resti, ancora oggi, 'gnuno scorge.
L'etrusco era
molto evoluto
e prese il dominio assoluto,
Palazzolo divenne fiorente
a tutto vantaggio della gente.
'Sto borgo
piccolo e primitivo
presto divenne un centro attivo,
il passaggio della via Amerina
fece la gente civile, da burina.
'Sta cosa
infastidì i vicini,
già vincitori dei Sabini,
e s'intravide un'aquila strana
simbolo della potenza romana.
L'etrusco è
popolo raffinato,
alle guerre non abituato
dai romani costretto a combatte
abbandona studi, opere, arte.
A capo
dell'esercito romano
c'è il prode console Rulliano;
combattono in modo sovrumano,
ma prevale il popolo romano.
In questa
battaglia Re Elbio morì,
co' Lui il popolo etrusco sparì
un mausoleo fu costruito
la dove il Re venne seppellito.
La leggenda vuole
che, in futuro,
sul mausoleo de granito duro
un monumento artistico sorgerà
che pochi paese possono vantà.
E' del campanile
che parliamo
ch'èl più bel monumento che abbiamo:
alto ventisette metri e più
mille anni fa eretto, su per giù.
Sorge a fianco de
S. Salvatore
che del paese vecchio è il core;
ha un primato, e, giuro non mento,
del Lazio è il più alto monumento.
Palazzolo non
lascia monumenti
ma so' rimasti tanti ornamenti;
l'importante fornace "Aretina"
produttrice de ceramica fina,
poi un
interessante colombario
il cui stile è assai vario;
"Grotta delle Monache" definito,
pe' la nostra zona, un vero mito;
le tombe dei "Morticelli"
antiche
in vicinanza di mura amiche,
da sottolineare un'altra cosa:
la mitica "Cella de S. Rosa".
Tante so' poi le
antichità
che se dovrebbero ancora narrà,
non si citano violontariamente
affinchè si scoprano degnamente.
La storia de
Palazzolo continuò
sotto il romano che la conquistò
fu legata a quella del paesello
l'antico e vicino Bassanello.
Come è stato
fondato Bassanello ?
Beh ! Bisogna lavora' de cervello
e pure de fantasia lavora'
pe' capì perchè è proprio nato qua.
Certo non c'è più
documentazione,
ma in ognuno c'è intuizione
Bassanello è vicino a Roma
l'Eterna, sempre in guerra, mai doma.
Pe' difesa dovea
esse' nato
il perchè te lo sei dimannato ?
Barbari che scennono da 'gni parte,
cose documentate dalle carte.
Sorse a Nord de
Roma 'sta fortezza
che dava una certa sicurezza
per fermare li barbari burini
ch'avevano sfonnato li confini.
Eretto a forma
triangolare
co' mura difficili d'attaccare,
davanti le mura c'è un fossato
che poi è lo "Stretto" e lo "Steccato".
Ai lati ce so'
scoscesi dirupi
do' non attaccano manco i lupi,
come da progetto so' due l'entrate:
mo ve spiego pure come so' nate.
Quella
secondaria, la "Porticella",
risultava essere pure bella,
e la fontana serviva p'arriva'
e la gente se poteva disseta'.
L'altra entrata,
sotto i Trujone,
è lato debole e pe n'azione
se prestava a 'n nemico ardito
ed era il luogo più agguerrito.
Ai lati due torri
vigilavano,
sempre de sordati pullulavano,
sulla porta, inoltre, vegliava
il Santo che 'l paese adorava.
Erano feroci,
brutti, zozzi,
senza nissun riguardo, proprio rozzi,
metteono a foco tutto quanto,
do' passaono era un pianto.
Rubano tutto,
lasciano rovine,
se pijano pure le "cittadine",
dove arrivano è distruzione
e lasciano solo disperazione.
Qui non fecero
poi tanti casini
e furono messi a li confini
sti puzzoni, Unni o Longobardi,
in fondo erano un po' codardi.
Hai da vede' come
so' scappati,
anzi, erano proprio terrorizzati !
Impossibile sopportà' 'sta giostra
rompe' le scatole a casa nostra !
Proprio sotto il
dominio romano,
quanno prevaleva il culto pagano,
avvenne un fatto eccezionale
come non ce ne fu mai uguale.
Un giovane,
venuto da lontano,
soldato dell'esercito romano,
bello, biondo e di età fresco,
non era italiano ma tedesco,
al servizio
del grande Diocleziano
e seguace del culto pagano
'na nuova religione abbracciò
e quella falsa egli rinnegò.
Al cristianesimo
si è votato
e da quel dì fu perseguitato.
De chi se parla è facile capì:
è San Lanno che pe' la fede morì.
Portò tra la
gente pace e bontà,
predicava amore e carità,
dalla pora gente era amato
e dai bassanellesi osannato.
Fece miracoli a
centinaia
e i cristiani divennero migliaia,
però dai romani è arrestato,
dai giudici viene processato.
La sentenza è:
decapitazione.
Resta di stucco la popolazione
condanna accettata con coraggio:
è il 296, il cinque di maggio.
Il corpo, de
notte recuperato,
dentro le mura fu aringuattato;
da allora, tredici secoli orsono,
de Bassanello è il PATRONO.
Addosso a le mura
del paese
fecero una delle tante chiese
e fu alla Madonna dedicata.
ma nun se sa de preciso la data.
'Sto simbolo
della fede cristiana
se sa che sorse su un'ara pagana
e, quanno questa fu aritrovata,
nel portico fu messa e murata.
'Natela a vede' !
E 'sti pagani
se vonno confronta' co' li cristiani ?
T'adoravano un bue co' le corna
a me me sa che 'l conto 'naritorna !
Noi adoriamo
Beati e Santi
co' devozione, inni e canti,
loro, invece, animali divini
facenno sacrifici d'assassini.
Ho letto, letto e
poi riletto,
le notizie so' scarse, come detto,
semo nel milleduecentosessantotto,
in pieno medioevo, un quarantotto.
Bassanello
diventa proprietà
de un rampollo della nobiltà:
è Orso Orsini, che se vo' de più !
che lo tenne pe' 'n secolo su per giù.
Fece il primo
piano del castello
rendendolo famoso e più bello,
ma era un feudo papalino
e ritornò sotto Papa Martino !
E' poco più del
milletrecento
e in tutto c'è condizionamento:
i nuovi padroni nun so' signori,
ma condottieri ed approfittatori.
En altro secolo
se ne va lento;
Papa Bonifacio, uno attento,
dà Bassanello a un Colonna
che a le tante eredità lo somma.
E' la metà del
millequattrocento:
tra la nobiltà c'è un gran fermento,
tra giri e rigiri d'eredità,
la famiglia Orsini ritorna qua.
Il principe
stavolta è Orsino,
un tipo gajardo e fino,
ha sposato Giulia detta "La Bella"
che co' 'n Papa facea la "Santarella".
Tra i
frequentatori del castello
se deve di', anche se nun è bello,
ce fu pure il duca Valentino
(Cesare Borgia), un assassino.
Fu ospitata pure
la sorella,
Lucrezia Borgia, nota p'esse' bella,
più famosa pe' amori e crudeltà
e pe'l modo con cui facea ammazza'.
Orsino morì in
modo strano:
gli crollò il soffitto del primo piano.
La figlia un Della Rovere sposò
che le sorti della gente risollevò.
Fecere persino
'no Statuto
perchè 'l popolo non fosse fottuto,
erano semplici leggi da rispetta',
però al Principe se dovea paga'.
Perchè,
repubblica o monarchia,
risultato è sempre magneria,
pe'l popolo c'è sempre 'na condanna
e a magna' c'è sempre chi comanna.
Nel
millecinquecento c'è un arte,
cosa documentata dalle carte,
che crea un grosso giro d'affari:
è la famosa arte de' cocciari.
Botteghe s'aprono
a decine,
anche se non è ceramica fine,
so' cocci al fuoco resistenti,
utili, però, a tutte le genti.
Se produceno vasi
e pignatti,
mattoni, tegamini e piatti,
venivano con arte decorati
ed artigianalmente lavorati.
St'arte fama a
Bassanello portò
e ricchezza a chi la commerciò;
guai a 'nsegnalla, c'era 'n decreto,
perchè dovea rimane' 'n segreto.
Poi, sempre co'
'n giro de proprietà,
ch'a seguillo la testa te fa scoppia',
Bassanello passa ai Barberini,
va ai Colonna, torna agli Orsini.
Insomma, nun ce
se capisce niente;
quello che non cambia è l'ambiente:
sempre i nobili a commanna'
ed i poveracci a sopporta'.
Eh ! Prima, come
oggi, l'umanità
cià persone che se lasciano 'nbroja'
e l'impostori vivono tranquilli
se 'l popolo è fatto d'imbecilli.
Semo alla fine
dell'ottocento
e il tempo se ne va lento lento,
Principe, anche se più volte sgarra,
è Maffeo Barberini di Sciarra.
'Sto Principe se
giocò il castello
in casa o, forse, in un bordello;
a Bassanello finì la nobiltà,
ma si acquistò tanta proprietà.
Qui me fermo e
non vado avanti,
forse con sollievo de tutti quanti,
ma, tra qualche anno o forse prima,
sarebbe bello riportà pure 'sto secolo in rima.
- F.
D. -
La "Mossa" vista dalla Piazza |
|
La "Mossa" vista
dal " Poggiolo " |