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Il Perchè di Questo Lavoro

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Le nostre campagne sono disseminate di vecchi casali.

Da quelli più grandi e "storici" a quelli piccolissimi per uso quasi esclusivo di ricovero di attrezzi; li scorgiamo sui luoghi di altura, ma se ne scoprono alcuni a ridosso di qualche poggio e mimetizzati fra la vegetazione.

Hanno spesso un pozzo nei pressi e magari una vasca per l'acqua "ramata".

Mezzo diroccati o ancora più o meno in buono stato, molti in ogni caso sono in completo abbandono.

Sui loro tufi slabbrati, anneriti dalle intemperie è evidente il passaggio delle stagioni come negli stipiti consunti, nelle piccole inferriate arrugginite, nelle gronde in bilico con pezzi di lamiera e canali penzoloni.

Sono lì, nella solitudine e nel silenzio della campagna e, dove si può entrare o sbriciare, oltre ai detriti e ai calcinacci sparsi ovunque, scopri talvolta qualche arnese abbandonato, il camino affumicato, le "limette" di una mensola a muro e perfino certe imbiancature con lo zoccolo segnato da una linea di colore recente, testimonianze del confronto millenario dell'uomo con la terra.

Qualunque cosa se ne possa pensare, la scomparsa di questi casali è una perdita, di storia e di civiltà, perchè essi documentano un rapporto dell'uomo con il territorio, che oggi ai più giovani riesce persino difficile immaginare.

Alcuni di questi casali, i più grandi e padronali, datano in genere dalla seconda metà del secolo scorso in concomitanza con l'affermazione socio-economica di alcune famiglie più intraprendenti e la creazione dei primi "centri aziendali", svincolati dalla Castellania gli altri, piccoli e piccolissimi, segnano piuttosto la lottizzazzione del territorio a seguito delle affrancazioni del 1887 e del 1905 e a seguito degli espropri dell'Opera Nazionale Combattenti del 1919-20 (enfiteusi della Cooperativa).

Quei fazzoletti di terra propria portarono i nostri cittadini a installarvisi scavandoci grotte e impiantandovi capanne di canne, ma anche costruendovi, nel tempo minuscole dimore per sè e le loro povere cose, magari sfruttando qualche scarto tufaceo del fondo.

La Campagna allora pullulava di gente, che tra le mura del casaletto e nella campagna circostante, spendeva gran parte della vita e, proprio tra quelle mura, in quell'ambiente, si tramandava con gelosia storie, racconti, usi, costumi e tradizioni.

Oggi le condizioni del lavoro in campagna sono ovviamente mutate: i casali non hanno più alcuna utilità logistica nè, tantomeno una qualsiasi funzione sociale.

Grazie alle strade e alle macchine si va e si viene da qualsiasi punto del territorio con estrema facilità e la permanenza fisica sul fondo non ha più senso.

Alle aziende moderne servono capannoni e grandi rimesse e spesso la presenza sul posto di una piccola costruzione, vecchia e fatiscente, può rappresentare piuttosto un intralcio, per cui si preferisce abbatterla. Il "mal d'antico" ha poi portato spesso a saccheggiare selvaggiamente le vecchie costruzioni di campagna per asportarne canali e mattoni da riutilizzare nelle edificazioni nuove. Così tetti e solai finiscono con il crollare e i pochi ruderi ancora in piedi vengono abbattuti dalle ruspe o ingoiati dai rovi.

Certo, le preoccupazioni di un agricoltore moderno sono ben altre e immediate che quella di conservare questi cimeli di un passato contadino ormai quasi del tutto scomparso.

Ma c'è di più in mancanza di un interessamento pubblico, spesso nessuno si sente responsabile della perdita di questa civiltà.

Eppure è proprio da dire che rappresenta una questione di civiltà, ossia di mentalità, di conoscenza, amore e rispetto per la propria terra la salvaguardia del casale, la storia, della storia del rapporto uomo-ambiente.

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Casale Chiodi - Località PALOMBARA
(Prima della Demolizione)

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