Dallo
Spopolamento delle Campagne al Recente Ritorno alla Terra
L'emigrazione e il conseguente
spopolamentodelle campagne sono fenomeni che hanno dolorosamente segnato il nostro paese.
In alcune zone del Nord e del Centro Italia sin dalla fine del
secolo scorso si era verificato un certo sviluppo industriale che è andato aumentando nei
primi decenni del '900 quando
tuttavia una notevole percentuale di popolazione , il 46 %, restava impegnata anche nel
settore agricolo.
Con gli anni '50 avviene, nella nostra economia, un mutamento di rotta e la politica
e i finanziamenti si rivolgono prevalentemente all'industria che diventa il settore trainante del
paese.
Proprio negli anni '50 e '60 decine di migliaia di contadini italiani abbandonano la terra per
riversarsi nelle industrie delle città italiane o all'estero.
La campagna diventa il luogo da cui fuggire
perchè il lavoro era duro, scarsi i risultati, grandi i disagi, eccessiva la fatica, con il conseguente abbandono
dei campi, dei
poderi, che per secoli erano l'unico sostentamento delle generazioni che ci hanno
preceduto.
Oggi viviamo un'epoca particolare: quella che segna la fine del progressivo abbandono dei
campi che si
è verificato negli ultimi quarant'anni.
I giovani riscoprono la campagna e la terra fonte di genuinità di cibi, di salubrità di
vita, di salute fisica
e psicologica.
Negli ultimi anni, inoltre , molte cose sono cambiate e grazie ai nuovi mezzi e vie di
comunicazione, alla televisione, al potenziamento di alcuni servizi, l'isolamento non è più quello di una
volta, e questo
favorisce quindi il ritorno alla campagna.
I Casali...
un Esempio di Rapporto di Sempre fra l'Uomo e la Terra
Lo sviluppo
dell'industria e dei servizi a partire dagli anni '50, dunque, ha generato nuovi modelli
sociali
e la crescita delle grandi città.
Questi cambiamenti sono avvenuti anche nella nostra
realtà paesana.
Da noi come ovunque nelle regioni Centro-Meridionali, essendo entrata in crisi
l'autosufficenza del podere, si sono cercati altri sbocchi sociali ed essendo la nostra una regione di servizi
nazionali, con Roma capitale, la gente non ha cercato il rapporto con l'industria, che non
si è sviluppata, ha invece cercato
un rapporto con la capitale: Ministeri, Religione, Turismo.
Ecco che molti, nel nostro
paese, sono diventati impiegati pendolari, ovvero un particolare tipo di impiegati che ha conservato il
podere, impiegati che non disdegnano di continuare a coltivare la terra, la quale rimane
un'importante fonte di reddito, in
una realtà dove non è comune la doppia occupazione in famiglia e dove nelle famiglie è
anche presente
la generazione dei contadini che precede quella degli impiegati pendolari.
I casali nella
nostra comunità stanno seguendo la sorte delle generazioni.
Fino agli anni '50 erano
abitati stabilmente.
Per alcuni decenni sono stati abbandonati, oggi sono diventati per molte famiglie la seconda casa, che
è un rifugio
anche per chi vive in un piccolo centro: rifugio dai rumori, dagli "altri",
dalla televisione, dai consumi
dei prodotti industriali e d'allevamento ecc., insomma, un desiderio di serenità e di
natura che per molti è già amore.
Il lavoro che abbiamo svolto è un lavoro di ricerca sui ricordi, sui
costumi ed usi dei casali nel nostro paese, alla scoperta, per i giovani di questa generazione, di valori e
culture che sono
parte preponderante delle radici della nostra comunità.
Come si
Viveva nei Casali
La vita si
svolgeva per la gran parte nel silenzio della campagna e nell'isolamento del casale,
lontano dal paese, il che spiega il carattere conservatore dei contadini, piuttosto restii
ai cambiamenti, e legati alle
tradizioni e ai ritmi immutabili della terra e delle stagioni.
D'altra parte, il notevole
numero di famiglie
che vivevano nei casali costituiva una piccola comunità capace di legami di solidarietà
e sostegno reproco.
Nei casali c'era lavoro per tutti: gli uomini nei campi, le donne ad accudire gli
animali, i bambini addetti a piccole mansioni, che potevano rivelarsi preziose per
l'economia domestica e la sera, riuniti
nel fienile o intorno al focolare, tutti ascoltavano le storie raccontate dai più vecchi,
che condensavano
la morale d'ogni favola con la sapienza dei proverbi.
La cultura orale del mondo contadino
sapeva, infatti, tramandare leggende di santi, diavoli e di magia, ma anche la memoria di episodi
storici: l'anno
della grande carestia, ricordi di guerra; ad arricchire il patrimonio di storia,
chiacchere, dicerie della
piccola comunità contribuiva anche all'ambulante, che passando di casale in casale, col
suo caretto,
portava anche le ultime novità.
Tra le figure più tipiche: l'arrotino, lo
"stracciarolo", lo spazzacamino.
Come ci si
Divertiva
Le occasioni per
i grandi raduni nella piazza del paese non mancavano: c'erano i Santi Patroni da festeggiare, con tanto di fiere e mercati che richiamavano forestieri.
Era il momento di
rinnovare il guardaroba con un fazzoletto, una cintura o un cappello nuovo per partecipare alle lotterie o
ai giochi tipici della sagra del paese; si "acchiappava" il porcello (si
liberava dal sacco un maialino che cominciava a scappare); chi lo prendeva, era suo; si
scalava l'albero della cuccagna e si partecipava alla corsa dei sacchi (S. Antonio).
Oltre
alle sagre patronali, la cultura contadina conosceva altre feste meno rumorose, ma sentite, legate all'anno agrario: la mietitura, l'uccisione del maiale (fonte di
provviste per l'inverno) e sopratutto la vendemmia.
I momenti fondamentali della vita, quali una nascita, un battesimo, un matrimonio, ma
anche un funerale erano occasioni di piena partecipazione dove l'anima contadina sapeva esprimere
grande solidarietà.
Prima di entrare in paese, non di rado, le ragazze che venivano dai casali,
chiedevano agli abitanti delle prime case che incontravano di utilizzare un garage o una cantina per potersi
cambiare, generalmente le scarpe, ma anche le calze; toglievano quelle più grosse e ruvide per
mettersi quelle più
leggere, più belle ed essere quindi più presentabili di fronte ai paesani.