LA SAPIENZA POPOLARE Man mano che i vecchi lentamente scompaiono in silenzio, con loro se ne va un mondo di tradizioni, tutta l'antica saggezza tramandata di padre in figlio che attraverso sentenze, detti, proverbi, favole, soprannomi, stornelli, esclamazioni, filastrocche, giochi, rime di poeti a braccio ecc., ricorda una vita ed un mondo ormai lontano. Lo scopo di questo piccolo lavoro è raccogliere e conservare per le nuove generazioni tutto ciò che riguarda il passato senza avere la pretesa di offrire un'analisi scientifica. PROVERBI I proverbi nascono dagli avvenimenti della vita quotidiana fatta di lavoro, gioia e sofferenza. La terra ed il lavoro sono forse la principale fonte d'ispirazione dei proverbi: Il contadino è noto per la sua intelligenza: "I' contadino c'ha le scarpe grosse 'e i' cervello fino". E sentenzia: "Male la vanga ! Peggio i' zappone". La vita del contadino non è mai tranquilla: "Quanno la grandine, quanno la brina, ma quanno se se 'ndovina ?" Nella vita ognuno fa le proprie scelte: "Chi tanto a lavorà, chi tanto a spasso, chi tanto vino, chi l'acqua di fosso". "Che voi Cristo a meta e S. Pietro a legà ?" Vuoi proprio tutto favorevole. "E' mejo una cosa fatta che cento da fa". "Si trona da che parte lampa" quando c'è in giro una chiacchera, se non è così, non si è lontani dalla verità. "Come se sona se balla". "Pò fa sangue una rapa" poi pretendere da un incapace un atto di gentilezza e considerazione ? "I' peggio è scorticà la coa" le difficoltà sono sempre alla fine dell'impresa. "I morto sta sa la bara" quando un fatto è evidente, non ha bisogno di prove. "Chiami i' diavolo e spuntono le corna". "Ommino de' vino nun vale un quatrino". "Do nun c'è guadagno la remissione è certa". "Conta quanto i' due de briscola" vale poco o niente. "Fa dè bene e scordete, si fai dè male pensece". "Ciaio rimesso unguento e pezze" cioè tutto. "Tempo de carestia pane de veccia". "Casa aringuatta ma non ruba". "Paga i' giusto pe' i peccatore". " 'Na madre è bona pe' cento fiji... ma cento fiji nun so boni pe' na' madre". "Moje e buoi de' paese tuoi". "I' bue disse cornuto all'asino". "La panza piena nun pensa a quella vodda". "Rie bè chi rie urdimo". DETTI Molte espressioni sono originate dal lento succedersi del tempo che insegna molte cose, piccole verità che l'esperienza ha poi classificato e tramandato. Il calendario una volta aveva grande importanza nelle case dei contadini, veniva consultato per trarre previsioni per il periodo della semina e per la raccolta dei prodotti. Il contadino guardando il cielo troppo sereno in Febbraio sospirava: "Si Febbraio nun febbreggia, c'è Marzo che marzeggia" oppure: "Febbraricchio corto e tristo". "Aprile ogni goccia un barile". Poi vi sono alcuni detti legati alla metereologia: "Quanno annuvola sa' la brina, aspetta i' l'acqua quell'addra mattina". "Cielo a pecorelle acqua a catinelle". "Rosso de' sera bon tempo se' spera". Quando il cielo brontola: "Senti nonno come rosica i' tozzi". Altri detti sono legati a Feste e Santi: Il popolo bassanellese è molto legato alle tradizioni ed alle feste ed ha grande rispetto per la religione ed i santi: "Scherza co i'fanti ma lascia in pace i Santi". Numerose erano anche le storielle, vere o false, nate intorno alle canoniche. Si lamentava il parroco con la perpetua: "Beati i 'contadini che magnono quelle saporite zuppe de fagioli, de rape, con tutte quelle erbe profumate...! Mentre io tutti i giorni la solita gallina cotta co i 'l'acqua". Molti i detti sul Natale: "E' Natale famme la mancia si te' pare". "Natale coi tuoi e Pasqua co' chi voi". "Fino a Natale nè freddo nè fame; da Natale in là freddo e fame a quantità". "Babbo Natale co' la barba bianca, si ancò nun ha 'mbiancato presto 'mbianca". "Natale co i 'sole, Pasqua co i 'carbone". Molti detti anche sui Santi: "Si pioe pe' Santa Bibbiana dura quaranta giorni e na' settimana". "S. Antonio co' la barba bianca si nun pioe la neve nun manca". Vi sono anche detti legati alla Chiesa: "Se so' vennuti i 'ciborio (oppure la croce)". "Buona notte Gesù... che l'oio è caro". "Morto un papa se nè fa un altro". "Che sito a spojà i 'prete ?" riferito a chi è andato a messa in ritardo. "Fortunato come un cane in Chiesa !" che tutti cacciano a pedate. E poi tantissimi riferiti agli animali: "A fa be' da i 'somari se ricevono caggi". "Si eri una pecara mo' magnai" riferito ai possessori di nasi un pò troppo pronunciati. "La gatta presciolosa ha fatto i fiji ciechi". "I padrone ce l'hanno i cani". "Pare che l'ha leccato la vacca" riferito al giovane tutto lustro ed "acchittato". "Sompa come un grillo". "Da i 'l'ucello ghiotto ji crepa i gozzo". "C'ha i cervello come na' crastica". "Tanti jalli a cantà nun se fa' mai giorno". Un avvertimento: "Disse la merla al tordo: sentirai lo scoppio si nun si sordo". MODI DI DIRE Se numerosi sono i proverbi ed i detti, vasta è anche la gamma dei modi di dire, espressioni dialettali e saporite, ricche di immagini e di paragoni presi per lo più dalla quotidiana esperienza del lavoro. Alcuni detti si riferiscono a usi e costumi del presente e del passato e mettono in risalto fatti e personaggi, avvertimenti, minacce e maledizioni. In poche parole i detti sono delle espressioni significative e sopratutto colorite. Le maledizioni, che sembrano tremende, nascondono un qualcosa di umoristico e di rassicurante. Due grandi amici, si possono salutare anche così: "Che te pijasse un corbo ! Ma do si' stato ?" "Te pijasse un corbo da i 'fiato". Il classico: "Un corbo che te pija !" oppure: "Un corbo che te spacca !". L'espressione: "Moriammazzato !" può avere varie interpretazioni: "Sto moriammazzato !" come a dire: disgraziato; oppure come espressione per esprimere pazienza. "Pija su e porta a casa !" botte e: "Zitto e mosca !". "Te faccio nero come la pece". "Te pozzi brucià". "Con'occhiata te gelo". "Te concio pe' le feste". "La prese come un somaro che va a legna". "Me fai magnà i'core" oppure: "Me fai magnà i grasso di 'core" o ancora: "Me fai magnà i fegoto". "Serve come i l'oio pe'i 'lume". "Si ridotto come un San Lazzaro". "Come và ? Come le swcarpe ogni giorno peggio". "Costi come una fija femmina". "Pari un cane bastonato". "Schietto come un fongo". "Bella come i' fonno della padella". "Bianco e roscio come un mello". "Gira come un sordo farzo". "Fatto un pò a rami" un pò pazzoide. "Fresco come una rosa". Carico come un somaro". Mollo come un pucino". "Pare fatto co i' roncio". "Scinigato come un fiasco". "Mezzo sordo de' cacio". "Sempre denanzi come Don Farguggio". "C'ha na bocca come un forno". "'Mbriaco come na' cocozza". "Sordo come na' campana". "Lungo come la camicia de 'Meo". "Manco si benchè !" è tutto inutile. "E' tutto un fregantò". "Mancono sempre 19 sordi pe' fa na' lira". "Frusta via !" al gatto. "Sciò !" alla gallina. "Pussa via !" al cane. "Se potesse salvà almeno la capezza" quando un affare non va bene. "O riffe o raffe". Contro i paesi vicini si orientavano spesso odi particolari per antiche rivalità e da questo detti e storielle: - Gli ortani erano giudicati gente spregevole e falsa tanto che anche Giuda era ortano: "Era di Orte quel malandrino, che fece mettere in croce il Redentor divino". O ancora la storiella dell'ortano che per ricambiare l'ospitalità dei bassanellesi, li invita a Orte così: "Quando venite aOrte mi raccomando eh ! Casa mia è quella che c'ha il camino che fuma !". - I vignanellesi: "Vignanello antico, ce stai cent'anni e nun te fai un amico; ...e se te lo farai te ne pentirai !". Per i vignanellesi, negli anni passati era problematico e assai rischioso venire a Bassanello. Nella migliore delle ipotesi ricevevano sassate nei pressi del cimitero. E poi i vignanellesi discendevano dagli zingari.
- Per Canepina un detto divenuto0 nazionale: ALTRE ESPRESSIONI "Se campa na' vorda sola". "E' come la gallina pullese, c'ha cent'anni e comparisce un mese". "A Napoli in carrozza o sa la macchia a fa i 'carbò". "Grosso e cojone". "Ragno ragno tanto busco e tanto magno". "Tocca metta i l'opra a piagna". "E' grasso che cola !". "Pori sordi mei !". "Batti i fero quanno è callo !". "Pidocchio arifatto !" riferito a chi si è arricchito in fretta ma rimasto di modi e sentimenti ancora rozzi, che si meraviglia di tutto. LE FILASTROCCHE Molto graziose sono le filastrocche, le nenie e le ninne nanna che si cantavano ai bambini per addormentarli o non farli piangere. Simpatica e gioiosa, ed ancora largamente utilizzata, la filastrocca che si canta ai bambini seduti a cavalcioni sulle ginocchia e tenuti per mano, mentre si imita con le gambe il trotterellare del cavallo:
Prucci prucci cavalluzzi 1956 - Il Mitico "Nevone" (Notare "La Botte" Posta Sulla Piazza) Altra filastrocca molto allegra, anche se all'apparenza può sembrare priva di logica, è:
Cinvirincella ci aveva un zinale
Cinvirincella ci aveva 'na mula Delicata e birichina "Sega Segola" che si canta con il bimbo sulle ginocchia ed il movimento è avanti e indietro:
Sega segola NINNA NANNA Tra le braccia della mamma o della nonna il bimbo si addormentava beato:
Fate la ninna chè passato i 'lupo
Fate la ninna fate la nanna
Fate la ninna ch'è passato Peppe
Fate la ninna fate la nanna GIOCHI INFANTILI Interessanti anche i giochi infantili la cui funzione non è quella del gioco ma il far apprendere al bambino vocaboli e favorire la conoscenza del proprio corpo:
Questa è na' bella piazza oppure:
Questo è l'occhio bello GIROTONDO Molte sono le variazioni di alcuni famosi girotondo:
Giro gironte LE CONTE
Amblemblè ciccì coccò GIOCHI VARI Ai danni dei più piccini, i "munelli" più adulti attuavano uno scherzo non molto delicato:
"Te faccio vedè Roma ! Se l'ingenuo bimbo rispondeva di si, l'altro lo afferrava per il mento e la nuca e lo sollevava da terra. Naturalmente, più alta era l'elevazione più acute le grida di protesta. Nel momento di affrontare una situazione rischiosa, o prima di stringere un patto, si pronunciava da bambini la seguente formula:
"Pecara nera, pecara bianca Le spie in ogni tempo e luogo si sono sempre rivelate antipatiche:
"Chi fa la spia Uno spettacolo suggestivo si ripete ogni qualvolta un raggio di sole penetra tra le nuvole mentre ancora scende dal cielo una leggera pioggerellina. In questa magica atmosfera è nata una delicata canzoncina:
"Piove e viene i 'sole Dalle gesta dei poeti a braccio, "Canto alla poeta", una volta anima e attrattiva di tutte le comitive, restano echi lontani di epiche sfide:
- E tu che si poeta de valuta
- La buca è fonna e nun c'ha
mai fine
- E tu che si poeta de valore
- Ma tu che si poeta tanto
bravo STORNELLI I temi che danno vita agli stornelli spaziano in tutti i campi della vita di ogni giorno, ma i motivi che vengono messi più in risalto sono quelli dell'amore, dell'ironia e del doppio senso. Spesso nel lavoro dei campi, fra donne ed uomini, avveniva un continuo scambio di stornelli stuzzicanti. L'amore negli stornelli è visto sotto vari aspetti: desiderio, tenerezza, ammirazione, passione, delusione, rabbia, disprezzo. Riportiamo di seguito alcuni stornelli tra i più famosi:
Ci avete l'occhi neri e me guardate
Fior de ginestra
Fior de frumento
Fior dell'ormo
Fiore de roi
Fiore d'ill'ua
Fiore dell'oro
Fior d'insalata
Fior d'ogni frutto
Fior de mortella
Fior de' fagioli
Fior de ruta
Fior de granati
Fior de finocchio
Fior della ruta
Fior di mentuccia
La viperetta è
piena de' veleno
I' mio amore se
chiama Peppe,
Affacete alla
finestra tutta quanta,
All'acqua,
all'acqua alla fontana scura
All'acqua,
all'acqua alla fontana nova
Vatt'a morì
'mmazzato e 'te tu madre
Te credi de essa
ricco e de essa bello
Quanto si brutto
te' pijasse 'ncorbo
Nun vedo quel dì
e quell'ora santa
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