BREVI
NOTIZIE STORICHE
PALAZZOLO
Partendo da Bassanello, prima
di raggiungere la località dove sorgeva Palazzolo, volgendosi ad ovest verso il
monte Cimino, si scorge
LA
TORRICELLA
Essa insieme ad altre torri
faceva parte di un sistema di avvistamento lungo la Via Amerina. Questa torre di
forma quadrata, sorge in località "Poggio Paradiso" (misure = mt. h 14.35 x 5.50
x 5.50), rivestita da murature (spessore mt. 1.00) in blocchi tufacei
rettangolari legati da poca malta, su una base di tufo, situata al di fuori
degli attuali raccordi viarii. Risulta estremamente fortificata in quanto
circondata sui lati Nord ed Est da uno strapiombo sul fosso, mentre sui lati Sud
ed Ovest da un vallo (misure: mt. 3.50 x 4.50). Presumibilmente la torre,
crollata nella parte terminale, doveva avere dimensioni più elevate, oggi non
definibili. Internamente è divisa in tre piani che sicuramente erano collegati
con scale di legno mobili. L'attuale isolamento della torre sul pianoro non deve
corrispondere alla situazione originaria, data anche la presenza di una strada (mt.
2.50 x 5.00) a circa trenta metri dall'angolo Sud-Ovest della torre in dirczione
di Bassanello. L'odierna sua struttura risale al XII secolo. A circa 1.5 km.
dalla «Torricella», ai margini della scomparsa via Amerina sopra un costone
tufaceo, circondato da profondi dirupi, sorgeva, un tempo, il castello di
PALAZZOLO
Di origine etrusco-romana. A ponente si prolungano le pendici del monte Cimino ricoperte di
boschi (l'antica e misteriosa Selva Cimina), di vigneti, di noccioleti e di
uliveti, mentre a levante, ai piedi di un profondo burrone, confluiscono le
acque dei vicini torrenti che scendono fino al fiume Tevere con il nome di Rio
Paranza. E da presumere che Palazzolo sia stato l'antico Castrum Amerinum,
sappiamo infatti che questo sorgeva tra Orte e Falleri e sicuramente prendeva la
denominazione dalla prossimità della via Amerina. Questa ipotesi è molto
contrastata in quanto molti lo pongono a Bassano. Le indicazioni della carta
Puentigeriana, tuttavia, escludono ogni possibilità che il Castrum Amerinum
potesse sorgere a Bassano. D'altra parte non è da sottovalutare il fatto che il
braccio di strada, alle pendici del colle dove sorge Bassano, non ha niente a
vedere con la via Amerina, che, proveniente da Falleri, passava il Tevere ad
Orte, né avrebbe potuto divergere a Bassano, senza essere obbligata a descrivere
un inutile semicerchio e ritornare indietro sulla pianura per passare sul ponte
di Augusto. Questa inutile curva sarebbe stata contraria alla tecnica stradale
dei romani che amavano i rettilinei e poi la linea delle torri che
fiancheggiavano la via Amerina si dirigeva da Palazzolo verso il fiume Tevere.
Inoltre tra Falleri ed Orte, non esistevano altri castelli eccettuato
Montealiano, pertanto il Castrum Amerinum non può che essere identificato con
Palazzolo.
LA
STORIA DI PALAZZOLO
Il primo atto che conosciamo
è un documento del 1170, con il quale Palazzolo viene infeudato da Alessandro
III a Matafalone.
L'infeudazione consisteva nel pagamento di un canone di 40 soldi papiensi ed in
alcuni diritti, come dalla bolla di Innocenzo III del 1200 che ordinò agli
abitanti di Palazzolo di pagare il suddetto canone e riconoscere Matafalone come
loro signore. Ben presto il dominio di quest'ultimo finì ed il pontefice
Innocenzo III nel 1212 con un'altra bolla incaricò Cinzio dell'Isola di
riprendere Palazzolo ed assoggettarlo direttamente alla S. Sede. Eretto a Comune
fece omaggio di sudditanza alla S. Sede con due atti del 26 ottobre 1266 ai
quali intervenne a nome del papa Clemente IV, Guido di Pileo: in essi Palazzolo
assunse anche l'obbligo di pagare un tributo in generi. Occupato da Orso Orsini
nel corso del pontificato di Nicolo III (con Bassanello e Colle Casale), Martino
IV nel 1282 ordinò un'inchiesta e costrinse Orso Orsini a restituirlo alla Sede
Apostolica.
Con breve del 18 luglio 1296, Bonifacio VIII mandò Uguccione da Vercelli,
Cavaliere templare, a riprendere possesso a nome della Chiesa del castello di
Palazzolo che era oggetto di lotte faziose e di abusiva occupazione da parte di
«nonnullus nobiles romanos». Il breve non dice chi fossero (probabilmente erano
gli Orsini ed i Colonna) né da chi era occupato allora.
Nella relazione del rettore Malvolli (1298) Palazzolo figura sotto il dominio
immediato della S. Sede; così pure in quella del rettore Guitto Farnese (1320),
e nel registro del Card. Albornoz. In quest'ultimo (1364) si dice che il
castello era stato diroccato, che era disabitato, ma cominciava a ripopolarsi.
Nel 1377, Gregorio XI, ne diede la castellania ad beneplacidum a Neruccio di
Enricuccio da Soriano.
Durante lo scisma, nel 1383, fu preso da Giovanni Sciarra di Vico, e nel 1387
dai Brettoni che si erano stabiliti a Soriano.
Dovette essere allora di nuovo distrutto e definitivamente.
Giovanni XXIII (n.d.w. - l'Antipapa) l'eresse a contea e lo conferì nel 1415 a Giacomo di Marco,
senese, e nel 1416 a Ranieri Tolomei, pure senese.
Forse questi furono gli ultimi tentativi di ripopolarlo.
Eugenio IV lo conferì (con Bassanello e Cerqueto) nel 1433 a Gentile Migliorati;
Nicolò V nel 1452 lo confermò ai figliastri di Lui Cosimo e Lodovico Orsini
chiamati a succedere all'infeudazione. Ma il castello, oramai, era ridotto a
tenuta, e, come tale, seguì le sorti di Bassanello.
Da evidenziare che anche il Monastero di S. Silvestro in Capite ebbe dei
possedimenti a Palazzolo.
I
RESTI DI PALAZZOLO
Ciò che rimane di Palazzolo e
della sua civiltà non è molto. I suoi resti sono sparsi su diversi colli e su
una vasta zona a testimonianza che le sue dimensioni non furono affatto
trascurabili. Testimoniano la sua antichità, una grande quantità di case ipogee,
scavate in varie zone tufacee e raggiungibili attraverso stretti e scoscesi
cunicoli. Le pareti di queste antiche case sono fornite di nicchie, ed i
soffitti sono sostenuti da colonne scavate sempre nel tufo. Di grande interesse
il Colombario definito "Grotta delle Monache", esso si sviluppa su due piani,
con ampi vani le cui pareti presentano delle cavità quadrate (misure: mt. 0.20 x
0.20 x 0.20).
Un'altra celebre grotta si apre nelle vicinanze di Palazzolo, sopra un'altra
roccia e vi si accede tramite stretti e logori gradini tagliati nel tufo. Le
pareti intonacate, presentano avanzi di diversi affreschi. Il popolo di
Bassanello l'ha sempre chiamata "Cella di S. Rosa" e forse fu veramente abitata
dalla Santa durante la persecuzione che subì sotto Federico II.
Di grande importanza è anche il "Poggio della Mentuccia", un colle davanti a
Palazzolo, dove recentemente è stata individuata una fornace aretina. L'Aretina
è un tipo di ceramica artistica caratterizzata da figure in alto rilievo su
vasellame. Poco distante da Palazzolo, lungo un pendio, si trova una piccola
necropoli. Le tombe, scavate nel tufo, per la loro modesta dimensione (circa mt.
1.60 di lunghezza) sono state definite dalla fantasia popolare con la
denominazione di "Morticelli". Queste tombe sono di fattura longobarda e
risalgono all'VIII sec. d.c.; sono disposte su due piani collegati fra loro da
una scalinata intagliata nel tufo.
Della Palazzolo medioevale non resta nulla se non due frammenti di pareti di
quella che era l'antica Chiesa. Queste pareti poggiano su un basamento rivestito
da grandi blocchi di peperino (misure: mt. 1.20 x 0.20 x 0.95).
Da foto dell'inizio del secolo, le pareti all'estremità sono merlate, probabile
anche che l'edificio a cui appartenevano le mura, fosse il castello di Palazzolo.
In conclusione, la zona non è mai stata profondamente studiata, e se è vero che
Palazzolo fu l'ultimo baluardo etrusco, dove fu seppellito Elbio, loro ultimo re
dopo la sanguinosa battaglia del lago Vadimone, sicuramente deve racchiudere in
sé tutti i segreti di quel popolo fiero e civile.
A testimonianza che Palazzolo era un castello popoloso e fiorente, e non quello
che vediamo oggi costituito da poche abitazioni ipogee, riportiamo fedelmente
gli scritti di tre pergamene che si trovano presso il Museo di Orte:
- 1265 marzo 9, ORTE
a) Giacomo e Angelo del fu Giovanni di Arnolfo da Palazzolo vendono al priore
Rainetto, al prezzo di 17 libbre di denari, i seguenti beni: una vigna posta in
Maczone, confinante con Caranzone, con Pietro di Arnolfo e, in cima con Benecasa
di Beneterra; un pezzo di terra posto in Valle Cerqueta confinante con Raniero
di Biagio, con Leonardo di Crescio e, in cima....
- 1338 febbraio 18, Palazzolo
Faziolo di Rainetto Guitti, un tempo abitante ad Orte, promette a Pertello ( =
Perto) di Boccio Tocii da Orte, di dargli in sposa sua figlia Gaita, costituendo
per lei una dote di 280 libbre paparine. Perto accetta di sposare Gaita e si
impegna a porre una ipoteca dotale sui propri beni, non appena entrerà in
possesso della somma suddetta, secondo l'uso e la consuetudine ortana.
L'atto è rogato nella Chiesa
di S. Giovanni a Palazzolo dal notaio ortano Pietro di Giovanni Francisci, alla
presenza dei testimoni, il priore di S. Sebastiano Leonardo di Guidetto Oducili,
vanni di Gello Rapecelli, Lello Tocii Vengnoletti e Fredo Oducii, tutti in Orte....
- 1366 marzo 8, Palazzolo
Todesco di Venguzio, da
Palazzolo, vende a Santuccia Ragnecti, da Palazzolo, un pezzo di terra posto in
contrada Carpineto, confinante con la proprietà dello stesso Todesco per due
lati, con il fossato e con la strada, al prezzo di un fiorino d'oro, in
contanti. L'atto è rogato dal notaio Pollio Vintii da Palazzolo in casa sua,
alla presenza dei testi Pietro di Vanni Sciavoni, Pietro di Gianni Sciavoni,
Vanni di Buccio e Pietro di Gianni Arate, tutti da Palazzolo....
Cortile del Castello Medioevale
IL
CASTELLO
Sulla piazza principale del
paese, a protezione dell'antico borgo, si innalza austero il castello baronale.
Sino al 1885, il suo "maschio" (il Torrione, alto circa 18 m.) era unito alla
torre d'angolo quadrata (ora campanile della Chiesa di S. Maria), dalle mura
castellane (il "Muraglione"), percorribili entro il loro spessore da un
camminamento aperto. Lungo queste mura difensive, in prossimità del "Torrione",
si apriva la porta d'ingresso principale del paese, sopra la quale spiccava un
dipinto rappresentante il protettore S. Lanno.
Il castello è costruito in tufo, ha forma rettangolare, ed i suoi angoli sono
difesi da quattro torri cilindriche. I coronamenti merlati, sia delle torri che
delle mura perimetrali, attualmente coperti a tetto, sono a balzo su archetti
sostenuti da barbacani in peperino. Tanto le torri quanto le mura sono
rafforzate da scarpate, al termine delle quali corre un cordone che cinge il
torrione e si estende lungo tutta la parte meridionale del castello. Il fossato
era scavato lungo tutto il margine esterno del castello, e davanti all'ingresso
principale, ai piedi del grande portone in ferro chiodato, sul cui architrave di
peperino spicca lo stemma dei Della Rovere (una quercia con le lettere I. R. lì
collocato agli inizi del 1500, in occasione del matrimonio tra Nicola Della
Rovere e Laura Orsini), sono ancora visibili i cardini del ponte levatoio. Il
castello, che attualmente si presenta in forma maestosa, è stato costruito in
epoche diverse seguendo l'evoluzione dell'arte militare della difesa e, in tempi
più recenti, vi sono stati aggiunti i necessari accessori per la dimora dei
baroni.
Il prìmitivo nucleo del castello doveva essere un semplice bastione che si
elevava non oltre l'attuàIe primo piano ed insieme alle mura di cinta ed alla
torre quadrata (attualmente Campanile) faceva parte di tutto un sistema
difensivo all'ingresso del vecchio borgo. L'evoluzione dell'antico bastione ha
richiesto un lunghissimo spazio di tempo, dall'epoca etrusco-romana, in cui esso
veniva innalzato, fino agli inizi del 1500, in cui fu terminato in occasione del
matrimonio tra Nicola Della Rovere e Laura Orsini. La storia del Castello è la
storia di Bassanello.
Nel 1278, Orso Orsini si impadronì di Bassanello, Palazzolo, e Colle Casale, e
li tenne sino al 1882, finché Martino IV lo costrinse a restituirli in quanto
questi castelli erano sotto la sovranità della S. Sede. Nel periodo che Orso
Orsini fu signore di Bassanello, fece costruire il primo piano del castello
elevando anche le quattro torri. Nel 1305 il popolo di Bassanello si sottomise a
Viterbo. L'atto di sottomissione è firmato da Jacobellus Petri Necci e Puccius
Angeli Jordani, procuratori degli abitanti. Nel 1351, Vannoccio Vanni figura
castellano di Bassanello per un anno, nominato dal Rettore. Nel registro del
Card. Albornoz (1464) il castello è soggetto alla sovranità immediata della S.
Sede. Gregorio XI nel 1377 affidò "ad beneplacitum" la castellania di Bassanello
a Neruccio di Enricuccio di Soriano in ricompensa di servizi militari prestati
nella repressione della ribellione del 1375 del Patrimonio e della Sabina.
Bonifacio IX ne infeudò nel 1396 a terza generazione Andrea Tommacelli. Martino
V lo diede in vicariato a Lodovico Colonna, il condottiero che nel 1424 liberò
Aquila da Braccio da Montone. Eugenio IV nel 1433 investì di Bassanello Gentile
Migliorati con passaggio del feudo, alla sua morte, alla moglie Elena Orsini ed
ai figli di Lei. A questi (Cosimo e Lodovico Orsini, nipoti del Card. Latino)
Nicolò V nel 1452 confermò l'infeudazione. Il castello fu ereditato da Orsino
Orsini, figlio di Lodovico e di Adriana Mila. Orsino sposò Giulia Farnese, detta
"la bella", figlia di Pierluigi dei duchi di Parma e Piacenza, e di Giovannella
Gaetani e sorella di Alessandro Farnese salito al trono Pontificio col nome di
Paolo III. Con questo matrimonio iniziò il periodo aureo del castello, anche
perché Giulia Farnese portò in dote rilevanti ricchezze. La titolavano "La sposa
di Cristo" dacché notoriamente fu l'amante del Papa Alessandro VI. A questo
proposito riportiamo una poesia in romanesco:
GIULIA FARNESE
Giulia la bella, che servì a modello
ar quadro della «Trasfigurazione»
la mano der divino Raffaello
te fece quer profilo a perfezione.
Gnuda, come na' statua de marmo
co' l'antre belle sverta te spojavi
su a Tivoli, de sopra an piedistallo
tramezzo a le funtane spopolavi.
Poi, sposa de quer Paolo D'Orsini
te ritirassi dentro a «Bassanello»
Ma er Papa te rifece tornà a Roma
co ' la promessa de donà er cappello
a quer fratello arfine porporato
che pe' da lustro ar nome dei Farnese
se fece sverto a offritte come premio
strappanote a la pace der paese.
Tu ritornassi a fa la...santarella
ner Vaticano accanto a li prelati,
d'un Papa diventassi la sorella
seguitanno a passa giorni beati.
Ma er tempo che ogni cosa poi cancella
benigno fu co ' te, perché in S. Pietro
l'efftge tua ner marmo vive ancora
su 'n piedistallo dentro na' cappella.
(G.
Micheli)
1901 - Castello prima del
Restauro
Fine 1800 - Via S. Antonio
Il 31 luglio del 1500, Orsino
Orsini moriva tragicamente, a Bassanello, per il crollo del solaio che lo
sorprese nel sonno. Laura Orsini, erede di Orsino, sposò Nicola della Rovere,
l'atto matrimoniale fu stipulato nel Novembre 1505 con grande solennità, davanti
al Papa Giulio II ed otto Cardinali. Alla sposa venivano assegnati in dote
Bassanello, Palazzolo e Cerqueto; Nicola Della Rovere morì nel 1535 lasciando 2
figli: Giulio ed Elena.
Nel 1557, Bassanello fu dato giudiziariamente in pegno, con Gallese, a Vittoria
della Tolfa, vedova di Camillo Orsini, per il recupero dei frutti percetti dai
Della Rovere su S. Angelo in Capoccia rivendicato dal detto Camillo nel 1552.
Giulio Della Rovere riscattò il pegno l'anno successivo ed alla sua morte
(1577), non lasciò eredi ed il feudo di Bassanello passò al nipote Giulio
Colonna, figlio di Elena Della Rovere e Stefano Colonna. I Colonna tennero la
Signoria di Bassanello sino al principio del secolo XVIII con il titolo di Duchi
di Bassanello e Principi di Carbognano.
Giulio Cesare Colonna, duca di Bassanello e principe di Carbognano, nel 1728
sposò Cornelia Barberini figlia ereditiera d'Urbano, da questo matrimonio
nacquero due figli: Urbano e Carlo. Carlo ereditò dalla madre (1797) il
fedecommesso Barberini; Urbano ereditò (1787) i feudi del padre (Carbognano,
Bassanello, Roviano...). Pertanto Carlo continuò la linea dei principi Barberini;
i discendenti di Urbano invece si chiamarono Barberini Colonna di Sciarra. A
questi rimase Bassanello ed ultimo erede alla fine del secolo XIX fu Maffeo
Barberini di Sciarra.
Al principio del 1900 i beni di Bassanello passarono alla Banca D'Italia e da
questa alla locale Università Agraria. Il castello fu invece acquistato nel 1907
da Monsignor Luigi Misciattelli, Prefetto dei Palazzi Apostolici, il quale
iniziò subito il restauro di questo monumento medioevale con gusto e competenza
artistica. Il grande portone d'ingresso del castello, immette nel cortile, non
molto grande, pavimentato con mattoni rossi disposti a spina di pesce. Sul lato
sinistro un bellissimo pozzo in peperino di epoca rinascimentale, sul lato
destro si sviluppa la scala esterna (a profferio) che conduce ai piani
superiori, poggiante nel lato centrale sopra due archi sostenuti da un pilastro
esagonale.
Dall'apertura degli archi si accede al piano terra nella sala d'armi, dove
ancora esistono i sedili perimetrali in peperino, ed i lampadari in ferro
battuto dell'epoca e nella parte centrale si apre un grandissimo camino
cinquecentesco in peperino. Il piano terra è caratterizzato da piccole porte con
gli stipidi arrotondati alla sommità e corridoi lunghi e stretti. Bellissimi
anche i soffitti a cassettone decorati con varie fantasie geometrico-floreali.
Da una porticina, che si apre sul cortile, in fondo alla grande torre, si accede
alla prigione, appena illuminata da una finestrella con inferriata, che presenta
un'interessante caratteristica: una fessura per passare il cibo. Le pareti della
prigione sono affrescate con figure di guerrieri, scene di uccisioni e simboli
della religione cristiana eseguiti da prigionieri. Le porte del primo piano sono
di stile cinquecentesco, come pure il fregio di squisita fattura che corre sotto
il soffitto del salone, tutto ciò a confortare la tesi che in quel secolo il
primo piano subì adattamenti e restauri.
Sopra l'architrave della porta esterna del secondo piano, è scolpito un nome:
LAURA. E' il ricordo di laura Orsini, figlia di Orsino Orsini e Giulia Farnese,
che come sopra accennato, nel 1505 si unì in matrimonio con Nicola Della Rovere,
nipote di Giulio II. Ai della Rovere si deve lo "Statuto di Bassanello",
manoscritto su carta menbranacea della prima metà del sec. XVI con firme
autografe di Laura, Nicola e Giulio della Rovere, che è il primo compendio
organico delle leggi per la "Terra di Bassanello", attualmente conservato in
Comune.
Da citare tra gli ospiti illustri del castello il Duca Valentino (Cesare Borgia),
che ha tenuto per un certo periodo una non indifferente guarnigione di soldati e
sua sorella Lucrezia Borgia (amica intima di Giulia Farnese), tristemente famosa
per i suoi amori e nello stesso tempo per la crudeltà con cui spesso sopprimeva
i suoi amanti.
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