SPARTIZIONI DELLE TERRE I CELESTINI Gregorio Celestini, fu un personaggio che visse nel nostro paese all'inizio del secolo scorso, di dove fosse originario poco se ne sa. Uomo ricchissimo, morì nel 1861, fece testamento con rogito del notaro Salvatore Mercuri. Con tale atto, dopo aver costituito vari legati per le S. Messe, istituiva erede universale la propria moglie Luisa, ed alla morte di questa, sarebbe diventato erede suo cugino Enrico Celestini, facendogli però obbligo che, venendo anche lui a mancare senza lasciare eredi, tutti i beni sarebbero passati alla Congregazione di Carità di Bassanello, con lo scopo di erogarli per la fondazione di un Ospedale. Il caso volle che si avverasse tutto ciò che era scritto nel testamento. Enrico Celestini (1825-1893) morì senza lasciare eredi, ed i beni della famiglia passarono alla Congregazione di Carità. Però a norma di sopraggiunte nuove leggi, i nipoti di Enrico Celestini, avvalendosi dell'art. 24, impugnarono il testamento e lo adirono al Tribunale di Viterbo per la rivendica. Dopo vari contatti tra la Congregazione di Carità e gli eredi dei Celestini, in tribunale si addivenne ad un accordo che prevedeva: ai nipoti del Celestini andavano tutti i mobili esistenti nel palazzo che successivamente, mediante una asta pubblica ad incanto organizzata da loro stessi, vendettero. Alla Congregazione di Carità andarono invece tutti i beni immobili, che rappresentavano un patrimonio enorme da gestire. Per avere un'idea di questo patrimonio eelenchiamo le ricchezze dei Celestini che passarono alla Congregazione: - Palazzo Celestini, attuale sede Comunale, il fabbricato era composto da 40 vani. - La Cantinaccia, era il più grande vano per uso magazzino di Bassanello. - Molino per la macinazione delle olive. Questi gli immobili riguardanti i fabbricati, poi i seguenti quantitativi di terreni: CASALETTO - A 200 mt. dal paese (attuali "Praticare"), una bella costruzione con giardino delimitato da un muro. Fu tenuto in affitto per molto tempo da un certo Guerrino Falcioni. Più tardi fu abitato dalla famiglia Rossetti, che da Orte si trasferì a Bassanello. Nel 1905 lo tenne in affìtto il dott. Bonifazi. SIGNORANNA - Circa 10 h. di terreno nelle vicinanze del "Casaletto", per molto tempo questo appezzamento fu tenuto in affitto da certo Giggi "targhette". COSCELLINO - Striscia di terreno confinante con la strada provinciale di Vignanello, di fronte alla tenuta di S. Giuseppe, circa 10 h. che per molti anni fu tenuta in affitto da tale "Cappelline". MECO GROSSO - Appezzamento di terreno con casa colonica a circa 3 km. dal paese, valutabile in circa 10 h., fu tenuta a colonia per moltissimi anni da Giovanni Pieri. VIGNA DI MARIO - Circa 10 h. di terreno nelle vicinanze del paese, per molti anni tenuto a colonia da tale "Bramatera". LA CRETA - Terreno vicinissimo al paese, così denominato perché da qui si estraeva la creta che utilizzavano i cocciari, per questo motivo veniva tenuto a prato. Qualche piccola frazione di terreno fu lavorato e seminato da tale "Cardinale", più tardi una parte fu recintata a staccionata e tenuta da Don Paolo come affittuario. TINACCIO - Un bell'appezzamento di terreno di circa 17 h., situato sulla strada di "Fontana Camerata", ne fu ultimo affittuario «Leone». Tutti questi terreni, erano buona parte seminativi (o solo con qualche albero o filare di vite). RIPARTIZIONE DELLE TERRE Dopo la morte di Enrico Celestini, sorse l'ospedale e naturalmente fu a lui intitolato. Funzionò egregiamente per alcuni anni, poi fu definitivamente chiuso. I fabbricati restavano tutti in affìtto, mentre per quanto riguardava le terre, la popolazione ne reclamava la ripartizione. Però gli amministratori dell'Opera Pia di quell'epoca, tergiversavano molto nel procedere alla ripartizione, con la segreta intenzione di appropriarsi di qualche piccolo appezzamento. Infatti "Casaletto", "Pasqualetto", "Lepricciolo", "Meco Lungo", "Van la Pietra", "Vamoretto", "Poggio il lago", furono appezzamenti che il Segretario del Comune e due Amministratori, seppero trafugare dal lascito Celestini per appropriarsene. A tale proposito è bene ricordare un fatto abbastanza curioso, viveva a quella epoca un certo "Cupertoia", contadino rozzo ed analfabeta, più che il contadino faceva il "porcaro", che compose i seguenti versi: TARANTELLA Tarantella,
tarantella Tutto ha lasciato
alla povetrà Ce vorrebbe una
mitraja E che stanno tutti
a sedè
Queste strofe, non furono molto diffuse, poiché i pochi che le impararono e le cantarono, furono diffidati dai Carabinieri. Passarono anni ed il patrimonio dei poveri continuava sempre ad essere amministrato dai medesimi speculatori. Finalmente dopo molti anni, con deliberazione del 26 Aprile 1913 approvata dall'Autorità Superiore il Presidente della Congregazione di Carità. Sig. Aureliano Porri, dava incarico all'Ing. Giusto Mariani di procedere alla lottizzazione della proprietà Celestini. Da questa perizia risultarono 176 lotti da assegnarsi alle famiglie più povere del paese, tramite sorteggio. Questa la ripartizione dei lotti:
Questi lotti venivano concessi ad affitto per 29 anni mediante il pagamento di un canone annuale. Successivamente la Congregazione di Carità passava al Comune, il suo ultimo Presidente fu Crispino Filesi, cambiando il suo nome in E. C.A. (Ente Comunale Assistenziale). Fu il Segretario Morganti che prese l'iniziativa di ricordare il gesto munifico di Enrico Celestini, ed all'ingresso del cimitero fu posta la seguente epigrafe: « N. 1825
M. 1893» Una targa in data 18 Gennaio 1960 fu posta anche all'ingresso della sede Comunale: " A Enrico Celestini Vasanello riconoscente " Le Amm. E.C.A.
I BENI DI BASSANELLO Al principio di questo secolo i beni di Bassanello passarono alla Banca D'Italia che a sua volta li concedette in affitto a tale Innocenze Lucci, noto amministratore di grande abilità e già procuratore di un certo marchese Carlo di cui sposò una figlia. In quel periodo il paese era in agitazione ed il popolo reclamava i diritti civici che, fin da quando i beni erano gestiti dalla Banca D'Italia, gli erano ingiustamente negati. L'Amministrazione Comunale, presieduta dal Sindaco Mariani sig. Giovanni, fece opposizione alla Banca ed all'affittuario, protestando energicamente ed autorizzando il Sindaco, tramite delibera comunale, a stare in giudizio a difesa dei diritti del popolo. Questo intervento, nel corso delle trattative con la Banca D'Italia, risultò molto proficuo e portò al popolo di Bassanello qualche piccolo e vantaggioso risultato: - Diritto di legnatico dolce e, dai disboscamenti, la punta gratuita. - Obbligo da parte della Banca di far coltivare il terreno ai soli cittadini di Bassanello. Dopo breve tempo, in seguito a pratiche ben avviate, si aveva notizia della avvenuta costituzione della Università Agraria di Bassanello, un Ente Locale già richiesto a suo tempo dal consiglio comunale. La costituzione della Università Agraria avvenne nel Marzo del 1904 ed il popolo di Bassanello si trovò possessore della immensa tenuta di Palazzolo e Pozzaglia di 820 ha. di terreno, gran parte boschivo, per un valore, a quel tempo di circa 180.000 lire, pagando un canone annuo di lire 8.000 da versarsi al 30 Dicembre di ogni anno. Nel corso della trattativa, per indennità di affrancazione, la Università Agraria usufruì della concessione della zona denominata "Pian della Mora" e di una porzione di "Poggio Aguzzo", pari a circa 146 ha. e per un valore di 42.854 lire. La Banca D'Italia cedette inoltre gratuitamente all'Università Agraria di Bassanello il fabbricato (attuale sede) sito in Piazza del Giardino ai n.c. 15, 16, 17 ed il terreno denominato "Madonna della Stella" (attuali prati), con l'augurio di un felice avviamento e di un prospero avvenire. I prati, successivamente denominati "Beatissima Vergine", furono ceduti dalla U.A. con delibera 20 Giugno 1927 al Comune con lo scopo di utilizzarli esclusivamente per l'impianto del Bosco del Littorio e del Parco delle Rimembranze. Questa aspettativa della U.A. non è stata rispettata nel corso degli anni dal Comune. Alla buona riuscita dell'operazione di costituzione della U.A., contribuì notevolmente l'opera del sig. Lanno Pace, un uomo che acquisì una certa cultura per aver frequentato gli studi presso il seminario di Orte. Il popolo, riconoscente per l'impegno profuso, lo elesse Presidente della prima Amministrazione della Università Agraria. Erano tempi duri, i signori e l'affittuario Lucci tenevano gli operai come schiavi, essi venivano impiegati saltuariamente ed erano costretti ad orari di lavoro massacranti compensati con paghe da fame. Questo stato di cose, forzatamente, indirizzò il popolo verso una lotta per il miglioramento delle condizioni sia economiche che di lavoro. Di fronte all'inerzia del governo e delle sue istituzioni, il rancore dei lavoratori ' agricoli, affamati di terra, crebbe a dismisura e si organizzò dando origine alla nascita delle "Leghe Contadine" rosse, ispirate dal partito Socialista. Un partito questo monolitico, senza divisioni interne, senza gelosie e soprattutto privo di ogni retorica. Le direttive venivano attuate con meticolosità e senza discussioni. Nella scelta degli obiettivi e negli intenti per raggiungerli, il partito Socialista bassanellese si dimostrò solidale con i propri capi anzi "compatto". E questa la magica parola d'ordine che ha sempre unito i suoi militanti quando la posta in gioco è di grande importanza. La Lega Contadina di Bassanello eleggeva a suo Presidente "Biferone". Le prime riunioni di questo nuovo movimento contadino, venivano tenute quasi in segreto. In seguito, la Lega iniziò ad avere appoggi politici e sindacali e, si rafforzò fino ad essere pronta per intraprendere una lotta di rivendicazioni sociali e di classe. Una sera si udì per il paese il grido di un "banno" lanciato da Giovanni detto "II Moretto", che diceva testualmente: "Si avverte tutto i'popolo... giovini e vecchi...donne e bambini, de riunisse tutti sa la piazza perché se fa SCIOPERO". Per tutti i cittadini questo avvenimento era una novità e chiramente rappresentava la prima occasione di rivincita da tutte le ingiustizie subite ed anche il momento in cui far valere i propri diritti. E superfluo dire che tutto il popolo si riversò in piazza. Parlò un sindacalista della Lega, tale Mengarelli di Terni, il quale disse che, le proposte avanzate dalla Lega ai proprietari terrieri erano state respinte e pertanto si rendeva necessario, per una rapida conclusione delle trattative, che avrebbero portato ad un sicuro miglioramento delle condizioni dei lavoratori, uno sciopero ad oltranza. Il popolo si dichiarava d'accordo e così, anche a Bassanello, con questa dimostrazione, per la prima volta i padroni constatarono la vera forza delle masse contadine. Le autorità militari avevano già preso le loro precauzioni potenziando la forza pubblica il cui comando era gestito da un delegato di Orte. Nei giorni di sciopero che seguirono, la situazione si fece sempre più grave, i signori furono costretti ad accudire di persona il proprio bestiame e le loro terre con notevoli danni economici. Per porre fine a questo stato di cose dovette intervenire il Vice Prefetto di Viterbo, che riuscì ad appianare la situazione tramite una mediazione che migliorò, ma di poco, la situazione del popolo contadino di Bassanello. MONS. LUIGI MISCIATTELLI Nel 1907, Mons. Luigi Misciattelli, a quel tempo prefetto dei Palazzi Apostolici, per la somma di lire 90.000 acquistava il castello e tutti i suoi larghi che comprendevano:
La Vigna -
Estensione di terreno coltivato a grano ed un cascinale per il colono. Tutti questi terreni, molti anni dopo, passarono ad un notabile locale. Antonio mozzo ed oltre ad Alfredo cocchiere altre persone di servizio. Il colto prelato riportò all'antico splendore il maniero facendo eseguire importanti restauri esterni ed interni facendovi rivivere il fasto di una volta con visite di alti prelati e principi. Per ben due volte, il 25.6.1914 e l'11.8.1915, il castello ed il paese ebbero l'onore di ospitare l'allorà prefetto delle Biblioteche Vaticane, il futuro pontefice Pio XI. La generosità di Monsignore verso gli abitanti di Bassanello si dimostrò con l'istituzione, a sue spese, del "Ricreatorio Misciattelli" ubicato presso "la cantinaccia" che raccolse le iscrizioni di ben centoventi ragazzi. Le attività del ricreatorio erano concentrate, oltre che sull'insegnamento del catechismo, in corsi di: ginnastica, musica e recitazione. Fu appunto nel ricreatorio che sorse una banda musicale, essa fu diretta dal Maestro Poliseno, e fu composta da trentatrè ragazzi la cui età era compresa tra i nove e i dodici anni. Dai corsi di recitazione furono organizzati degli spettacoli in onore del Monsignore come il dramma "San Lanno", scritto dal rev. Salvatore Mariani nel 1910; interpretava il martire Toto Pace, mentre il giovane Giuseppe "Tinchetto" intonava la spendida romanza dell'esule che poi moriva tribolato; oppure la farsa "Urbano" recitata giovedì 30 luglio 1914. In queste occasioni ed in altre ancora, il buon prelato si dimostrò prodico di regali nei confronti dei partecipanti, tant'è vero che un vecchio stornello cantato dai giovinastri del tempo recitava: - «fiore de pepe la camicetta che tà fatto i prete pe' la vergogna nun ve la mettete». Purtroppo nel 1918, durante l'epidemia di Spagnola che imperversava su tutta la penisola, il sant'uomo rimase contagiato e morì. Il castello rimase chiuso per anni finché il fratello del defunto, Lorenzo, non decise di riaprirlo apportandovi con lungimiranza artistica nuovi e definitivi restauri restituendo al maniero l'antica maschia architettura. Fine Sec. XIX - Processione di S. Lanno MENU' PRINCIPALE | Al Lettore | Brevi Notizie Storiche | Notizie Storico Religiose | Spartizione delle Terre | Folklore Usi e Costumi | | Monumenti che Spariscono | Si Gira il Paese | La Sapienza Popolare |Poesie | Bibliografia | | I Componenti della Classe 1951 |
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