LA FARMACIA DELLA
SORA AGNESE
L'antica farmacia vasanellese
conosciuta dagli anziani come " la Farmacia della
Sora Agnese", si affacciava sulla attuale "Piazzetta dell'Orologio" ed era
così denominata per via della proprietaria Signora Agnese.
Si accedeva ai locali mediante una porta, per metà in legno e per metà a vetri,
questi ultimi protetti, durante la chiusura, da scuri anche essi in legno.
La farmacia era composta da due vani: uno per il
pubblico e l'altro per il laboratorio, le due stanze erano separate da una tenda.
La pavimentazione era di mattoni in terracotta e il soffitto presentava travi in
legno.
L'illuminazione era data da una lampadina coperta da un ampio piatto di vetro
ma c'è ancora chi si ricorda di un lume a petrolio.
L'arredamento era minimo, un bancone in legno
massiccio dal colore scuro e con
il piano di marmo grigio, sul quale era bene in vista una bilancia a due piatti; alcuni grandi scaffali, dove erano disposti vasi in vetro contenenti erbe, spezie e polveri.
Il laboratorio era arredato da un tavolo pieno di barattoli, sul quale era anche
appoggiata una bilancia di precisione e dei sacchetti di carta, dove venivano messe la preparazioni.
Quando un paziente aveva bisogno di una sciroppo,
di una pomata o della classica aspirina, che oggi troviamo confezionata in pasticche, la risposta della Sora
Agnese era questa: "Ripassa fra un pò", cioè il tempo necessario per preparare
la medicina stessa.
Come risulta dalle testimonianze orali, la Sora
Agnese era una donna di famiglia benestante, la sua abitazione si trovava davanti alla
Chiesa di Sant'Angelo.
Suo padre, Famiano SCARELLI, conosciuto dai paesani come, "Lo Speziale", lasciò in eredità la farmacia a suo figlio "Sor Pio Colonnello", che poi la
diede in
gestione a sua sorella la Sora Agnese.
La Sora Agnese era nubile, piuttosto alta rispetto
alla media vasanellese e anche
assai magra.
I suoi capelli grigi erano sempre raccolti in un ciuffo dietro la nuca.
Indossava quasi sempre un lungo vestito, protetto da un grembiule bianco, e una mantellina
grigia.
Nelle giornate invernali portava con sé un caratteristico scaldino in coccio.
La Sora Agnese era di carattere mite e alquanto disponibile con tutti.
Era una donna molto religiosa e generosa, infatti, viste le condizioni economiche
dei suoi compaesani, permetteva, alle molte persone che non potevano pagare, di scambiare
prodotti farmaceutici con giornate agricole, utilizzate per coltivare le
sue proprietà, o con prodotti agricoli.
La Sora Agnese era l'unica in paese che coltivasse
in proprio piante di limoni.
I limoni, nel periodo invernale, venivano trasportati in un luogo riparato, nei pressi dell'ingresso del palazzo del Cavaliere MARIANI, mentre a primavera venivano posti in "Bucatali" e trasportati, con apposite "Barelle", in un
orto della famiglia SCARELLI che si trovava in fondo a Via Corazza.
Oggi l'orto è proprietà di PIERI Giovanni (Nanni).
I limoni servivano per la preparazione di alcune
medicine, come i noccioli delle
pesche che i bambini usavano per il gioco detto "della domenica".
Si dovevano sovrapporre 7 "ossi", in modo da formare una torre, chi riusciva a
non farla cadere aveva in premio le caramelle della Sora Agnese, per questo il
gioco venne poi indicato anche come "il gioco della Sora Agnese".
Le caramelle erano una delle tante specialità che
offriva la farmacia, oltre a
sciroppi per la tosse a base di eucalipto, menta e miele; pomate contro distorsioni e reumatismi, preparate con olio di canfora; olio di ricino; sale inglese; chinino,
usato contro le febbri malariche e semi di lino.
La nostra "Farmacista" vendeva anche
prodotti che oggi troviamo agevolmente
al supermercato, come la naftalina, il bicarbonato, il borotalco, la magnesia.
Era fornita (Si fa per dire...) anche di termometri, siringhe in vetro, alcool, ovatta e presidi medici per effettuare clisteri, conservati in un piccolo armadio.
Anche le sanguisughe si trovavano dalla Sora Agnese, utilizzate per effettuare
salassi.
Le cosiddette mignatte erano tenute in barattoli riposti negli scaffali più alti e
per averle occorreva ordinarle (Chi sa dove!) e soltanto dopo alcuni giorni si potevano andare a prendere alla stazione di ORTE, in quanto venivano spedite mediante ferrovia.
La Sora Agnese preparava anche l'aspirina, rimedio
universale, che vendeva in
simpatiche confezioni soprannominate "Cartine della febbre", perché avvolgeva
nelle ostie il componente essenziale dell'aspirina, cioè l'acido acetil-salicilico.
I nostri nonni ci hanno raccontato che la Sora Agnese spesso era aiutata dalla
nipote e che quando, per una urgenza, si ricorreva a lei di notte non esitava a
scendere, per venire incontro alle esigenze del malato.
La Sora Agnese era dunque un punto di riferimento
per tutti i Vasanellesi, entrata ormai a far parte della loro quotidianità, tanto che per dire "andiamo in
farmacia" si diceva "Jamo jo da la Sora Agnese".
A tale proposito il nonno di una nostra
compagna ci ha raccontato un aneddoto:
un ragazzo venne mandato dai suoi genitori a VIGNANELLO a comprare delle
medicine, perché la Sora Agnese ne era sprovvista.
Arrivato a destinazione chiese a delle persone se sapevano indicargli non dove
fosse la farmacia ma dove fosse la Sora Agnese e gli sembrò strano che nessuno gli sapesse dare indicazioni.
Come risulta dalle testimonianze della Signora PALLESCHI, che abbiamo inserito nel nostro lavoro, la Sora Agnese non era laureata ma aveva molta esperienza in quanto era stata in farmacia sin da bambina accanto al padre.
Alla sua morte l'attività fu venduta, perché l'erede, Mario PALLESCHI, che
avrebbe anche avuto il titolo per gestirla, in quanto dottore in chimica e farmacia, era impiegato in una industria di COLLEFERRO.
Non conosciamo la data precisa in cui la Sora Agnese cominciò la propria attività
ma è certo che lavorò per decenni fino ai primi anni '50.